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Bring Back our Girls

4/1/2016

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I dati sconvolgenti  di Amnesty International rivelano che, solo nel 2013, un numero elevato di studenti e docenti sono stati feriti o uccisi da atti terroristici, che molte scuole sono state distrutte mentre altre invece hanno chiuso per paura di incorrere nello stesso fato. #bringbackourgirls  è la campagna nata sul web in seguito al rapimento, avvenuto lo scorso 14 aprile nello stato del Borno (Nigeria), di più di 200 studentesse nigeriane di fede cristiana ad opera di Boko Haram.  Boko Haram è un'organizzazione terroristica responsabile di numerosi rapimenti e uccisioni di studenti e docenti nigeriani.  Il nome di quest'organizzazione significa "l'educazione occidentale è peccato”, ed è per questo che il suo atto mira a trasformare delle studentesse libere in schiave, adatte ad essere date in mogli al miglior offerente.  La campagna #bringbackourgirls,"restituiteci le nostre ragazze", ha avuto gran successo grazie alla collaborazione di organizzazioni umanitarie, governi, personaggi noti, ma anche di semplici cittadini, che hanno postato in rete le proprie foto accompagnate da cartelli con scritto il logo della campagna.

  Tra i tanti volti noti è facilmente riconoscibile quello di  Malala Yousafzai, la studentessa pachistana ormai simbolo del diritto all’istruzione delle donne.  Malala è stata vittima dei talebani che volevano fermare definitivamente la sua lotta a favore del diritto allo studio delle bambine in Pakistan.  I talebani, infatti, le avevano sparato diversi colpi alla testa, nonostante ciò si è dimostrato che le idee positive sono più forti di tutto poiché  Malala non solo è sopravvissuta, ma oggi continua la sua lotta pacifica ed è una dei candidati al Premio Nobel per la Pace.  Altri messaggi di solidarietà sono arrivati da Michelle Obama, Papa Francesco, numerosi leader europei che si sono offerti di aiutare il Governo nigeriano per la ricerca delle studentesse rapite.    Come sancisce la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo dell'ONU, del 1948, il diritto all'istruzione oltre a dover essere obbligatorio, è uno strumento indispensabile al fine di ottenere una qualità della vita migliore e permette lo sviluppo della personalità di ogni individuo, al fine di evitare forme di indottrinamento.  Anche Malala ha ripreso, nel suo discorso alle Nazioni Unite, a New York, quest'argomento, parlando dei talebani.  Essi potrebbero essere definiti carnefici e vittime allo stesso tempo.  L'aggettivo carnefici risulta ovvio, ma vittime non sembra il termine adatto per definirli.  Ed invece lo sono, cioè essi sono vittime di un male, probabilmente di quello più grande: l'ignoranza.  L'ignoranza è una prigione invisibile che non permette ai propri prigionieri di rendersi conto di ciò che realmente gli accade intorno e li costringe ad una vita fatta di dipendenza e di sottomissione.  La conoscenza invece è una grande risorsa:  è la salvezza dalle incertezze, è indipendenza e possibilità di libertà. La conoscenza è libertà. Lo studio, quindi, è uno dei pochi mezzi che ci conduce alla libertà. Per questo motivo il diritto allo studio deve essere garantito, tutelato e difeso in ogni singolo Stato del pianeta. Alla conoscenza però si devono affiancare altri valori quali il rispetto, la condivisione, la fratellanza, l'amore, l'umiltà, ma soprattutto la tolleranza. Essa deve nascere nel cuore e nella mente di tutti gli individui al fine di generare una situazione di totale armonia e serenità.

di Valentina Cotugno

1 Comment
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