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Problematiche adolescenziali alla Clinica Mediterranea

4/1/2016

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La Clinica Mediterranea, in Napoli, ha dato vita ad una serie d'incontri intitolati Mondo Donna, da ottobre 2013 a giugno 2014.  Essi hanno toccato diversi temi, tra i quali il delicato argomento del rapporto che hanno oggi i giovani con la chirurgia estetica e il difficile rapporto tra madri e figli nei periodi della preadolescenza e dell'adolescenza.

Gli adolescenti e la chirurgia estetica
Il famoso proverbio "Chi bello vuole apparire un pó deve soffrire" non va più di moda da quando per essere belli bastano il bisturi e un portafogli gonfio.      Ciò si manifesta soprattutto nella nostra società, dove tutto viene comunicato, amplificato, sottolineato e accompagnato dalle immagini. Riviste, giornali, reti televisive ed internet pullulano d'immagini che hanno il compito di condizionare e di modificare i gusti e le idee dei fruitori. Alcune di esse sono riproposte così spesso che quasi non ce ne rendiamo più conto. Ne sono un esempio, le bellissime donne che popolano ed infestano gli schermi televisivi e i monitor dei nostri computer. Queste donne hanno tutte in comune la dote della bellezza, una bellezza estrema ed innaturale che esalta la magrezza e che pone dei canoni quasi sempre irraggiungibili. Soprattutto gli adolescenti risentono di queste influenze sbagliate e cercano di imitarli per colmare le proprie insicurezze, sia fisiche sia psicologiche.  Per arrivare a questo scopo sempre più ragazzi tra i sedici e i venti anni ricorrono alla chirurgia estetica e a folli cure dimagranti. Molto spesso la chirurgia ha esiti negativi, soprattutto sul corpo ancora in via di sviluppo di un adolescente. Risultati sbagliati o un eccessivo cambiamento potrebbero inoltre ledere la fragile autostima di un adolescente invece che rafforzarla. Spesso la volontà di alcuni adolescenti di attuare cambiamenti permanenti al proprio corpo, siano essi la chirurgia estetica o altro, scatena feroci conflitti con entrambi i genitori, ma soprattutto con la madre.

Rapporto genitori figli
Gli adolescenti ritrovano nella figura paterna un possibile complice, al contrario di quella materna che ha un ruolo speculare cioè infondere sicurezza ma allo stesso tempo essere un ostacolo.  Durante la crescita, per gli adolescenti, lo scontro rappresenta l'unico modo per imporsi e per manifestare la propria crescita interiore e quindi la propria indipendenza. Il rapporto madre-figlia pur essendo più intimo, può generare molteplici insicurezze. La figlia può arrivare ad associare la figura materna a quella di un ostacolo o di una nemica nei confronti della propria femminilità.

Durante la preadolescenza è normale che il legame madre-figlio/a diventi più elastico, proprio perché gli adolescenti manifestano la loro indipendenza formando nuovi legami di amicizia con i coetanei. La madre in quest'ottica può nuovamente assumere una figura duplice e opposta: la madre infatti è colei che infonde fiducia nei figli ma che allo stesso tempo diventa un ostacolo per la loro indipendenza. Oggi si manifesta il fenomeno delle "madri-amiche", madri che non si arrendono all'inevitabile trascorrere del tempo e che si comportano come le proprie figlie.                Altri motivi di scontro nascono quando le madri ripongono le proprie aspettative e i propri sogni nei figli, che invece hanno obbiettivi e sogni diversi. Questo è un tentativo inconscio delle madri di realizzare i propri sogni incompiuti.       Questa situazione può aumentare il fattore negativo materno: la madre si trasforma in un totale ostacolo che mina l'autostima dei figli, maggiormente delle figlie, e che ne distrugge una qualsiasi tipo di indipendenza. Dal punto di vista materno, l'allontanamento della prole porta le madri ad interrogarsi sull'azione educativa impartita ai figli. Spesso questa situazione viene vissuta dalle madri come una progressiva perdita d'importanza che le può far cadere in uno stato di depressione.

di Valentina Cotugno

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