EU global gateway: la sfida verde dell’Unione europea alla Belt and Road Initiative cinese21/12/2021
A cura di Lorenzo Borghi, Osservatorio sull'Unione europea
Il 1° dicembre 2021 la Commissione europea, nella persona dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha approvato il “Global Gateway” (GG). La nuova missione di politica estera europea prevede un ingente investimento di 300 miliardi di euro che verrà sfruttato per progetti inerenti un’interconnessione intelligente, pulita e sicura in materia digitale, energetica e di trasporti, nonché per un potenziamento dei sistemi sanitari, dell’istruzione e della ricerca e sviluppo in tutto il mondo. Tutti questi investimenti e progetti dovranno essere effettuati nel periodo temporale tra il 2021 e il 2027. Dopo l’approvazione del NextGenerationEU e, quindi all’onere di elargire prestiti a fondo perduto e non agli Stati membri, l’Unione europea (UE) finanzierà il progetto del Global Gateway tramite nuovi strumenti finanziari: The Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI)-Global Europe, Instrument for Pre-Accession Assistance (IPA) III, European Fund for Sustainable Development+ (EFSD+). Inoltre, dei 300 miliardi, circa 18 verranno prelevati dal bilancio dell’Unione sottoforma di sovvenzioni; invece, fino a circa 145 saranno messi a disposizioni dalle istituzioni finanziarie europee e dalle istituzioni europee per il finanziamento allo sviluppo. In aggiunta, l’UE pare intenzionata a istituire uno Strumento europeo per l’accredito all’esportazione. L’azione esterna europea verterà principalmente sul rispetto delle linee guida emerse dai comunicati finali del G7 di giugno 2021 e della COP26 di Glasgow. Infatti, per quanto riguarda il primo, l’impegno europeo si baserà in interventi infrastrutturali trasparenti, fondati su standard e valori elevati. Per quanto concerne la COP26, invece, gli investimenti infrastrutturali dovranno rispettare lo sviluppo sostenibile tramite infrastrutture pulite, resilienti e coerenti con un futuro a zero net emissions. Per l’appunto, a sostegno di questa missione internazionale è intervenuta direttamente la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dichiarando: “La pandemia di COVID-19 ha dimostrato quanto sia interconnesso il mondo in cui viviamo. Nel contesto della nostra ripresa globale vogliamo ridefinire il nostro modello di connessione mondiale, per poter plasmare più efficacemente il futuro. Il modello europeo prevede di investire sia nelle infrastrutture materiali che in quelle immateriali, di favorire investimenti sostenibili nei settori digitale, climatico ed energetico, nei trasporti, nella sanità, nell'istruzione e nella ricerca nonché in un quadro favorevole che garantisca condizioni di parità. Sosterremo investimenti intelligenti in infrastrutture di qualità, rispettando le più rigorose norme sociali e ambientali, in linea con i valori democratici dell'UE e con le norme e gli standard internazionali. La strategia "Global Gateway" fungerà per l'Europa da fonte d'ispirazione nella costruzione di connessioni più resilienti con il mondo.”. Ad ogni modo, osservando politicamente il GG europeo, emerge come esso possa diventare nei prossimi sei anni lo strumento di politica estera europea per contrastare l’avanzata cinese della Belt & Road Iniziative (BRI) sugli interessi geopolitici degli Stati del Vecchio Continente. L’obiettivo principale UE è quello di recuperare il divario a livello d’influenza economica e politica, venutasi a creare dal 2013 per via della Nuova Via della Seta di Xi Jinping, in Paesi non comunitari quali quelli dell’indo-pacifico, dell’Africa, dell’Oceania e dei Balcani. La volontà dell’UE è quella di proporre un modello, rispetto a quello cinese, di investimenti alternativo e più trasparente per cercare di coinvolgere un numero sempre più elevato di stati dubbiosi dello schema cinese e delle sue politiche di condizionalità. Analizzando i costi totali delle due politiche estere, però, emerge come i 300 miliardi di euro europei non potranno contrastare gli attuali circa 600 miliardi di dollari investiti dal governo cinese sino ad oggi e, peggio ancora, i 2/8 “triliardi” di dollari totali previsti per il completamento della BRI. Di conseguenza, per l’UE la soluzione prioritaria sarebbe quella di occuparsi del vicinato, evitando che i Paesi dei Balcani si allineino ulteriormente con la Cina. Infatti, l’acquisizione delle quote maggioritarie del Porto del Pireo da parte della società cinese COSCO è solo il punto di partenza di espansione nell’area dei Balcani da parte del governo di Pechino: l’obiettivo è quello di collegare il Pireo e i Paesi balcanici tramite il finanziamento cinese del progetto dell’alta velocità ferroviaria tra Budapest e Belgrado. Qualora dovesse realizzarsi, significherebbe garantire alla Cina una corsia preferenziale per i propri prodotti nell’Europa centro-orientale, destabilizzando le mire geopolitiche ed economiche dell’UE e anche della Russia, che da secoli si contendono l’area. In ultima analisi, il progetto Global Gateway promosso e approvato dalla Commissione europea è un piano volto a riproporre l’Unione come modello alternativo a quelli due principali potenze attualmente presenti nello scenario internazionale: Cina e Stati Uniti. Con quest’ultimi, infatti, si prospetta una serrata cooperazione assieme al loro nuovo progetto internazionale “Build Back Better World”. Infine, invece, per quanto riguarda la sfida indirettamente lanciata alla Cina, come già precedentemente evidenziato, gli effetti saranno solamente quelli di rallentare l’avanzata cinese e difficilmente quella di sfidarli apertamente nel campo degli investimenti. Le differenze dei budget messi a disposizione confermano questa tesi. Per questo motivo, l’UE sicuramente avvierà nuovi dialoghi con vari attori internazionali proveniente da diversi continenti, ma cercherà di consolidare e stabilizzare primariamente e preferenzialmente il continente europeo. BIBLIOGRAFIA
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