a cura di Lorenzo Cozzi A partire dal conflitto russo-georgiano del 2008, e ancora di più dalla questione ucraina del 2014, risulta chiaro come uno degli obbiettivi principali di Mosca sia la proiezione della propria influenza all’estero. Comprensibilmente questo ha creato una grande preoccupazione tra le grandi potenze internazionali, specialmente Unione europea e USA, i cui interessi sono stati messi maggiormente in discussione, e ha portato a un inasprimento delle relazioni bilaterali con il Cremlino, come è facilmente verificabile dalla recente ondata di ritorsioni diplomatiche che sta caratterizzando gli ultimi mesi, portando a una situazione di massima tensione dal periodo del collasso dell’Unione Sovietica. Nonostante la gravità della situazione, il discorso politico e mediatico occidentale circa l’orientamento strategico russo è spesso bloccato a una definizione degli interessi della Federazione Russa come qualcosa di riconducibile, se non identico, a quanto visto nel periodo sovietico. La presenza di una minaccia russa agli interessi economici e politici occidentali è innegabile, ma il mantenimento di una concettualizzazione degli obbiettivi di Mosca come un continuum con quelli sovietici, porta a trascurare diversi elementi che connotano la “nuova” Russia. Un esempio che permette di comprendere questa distinzione fondamentale è l’intervento russo nella Repubblica Centrafricana (RCA). Dal 2018, infatti, la Federazione Russa ha avviato un programma di collaborazione energetica e militare con il governo centrafricano di Faustin Touadéra, sorpassando in poco tempo la Francia, all’epoca il principale attore straniero nello stato e nella regione in generale. Per comprendere l’impegno russo in Centrafrica e le nuove priorità strategiche russe è conveniente distinguere l’approccio di Mosca su tre livelli fondamentali: internazionale, statale e individuale. A livello internazionale. l’aspetto più importante per la leadership russa è la legittimazione, per lo meno ufficiale, dei suoi interventi all’estero. Parte centrale della narrativa politica della Russia di Putin è infatti il riconoscimento della centralità del riconoscimento reciproco degli stati sovrani e l’aderenza alle norme del diritto internazionale. È importante sottolineare come questa sia solo la facciata ufficiale che Mosca ha costruito per legittimare i suoi interventi all’estero, ben lontana dall’essere rappresentativa delle reali intenzioni e ambizioni russe. Il modo in cui Mosca legittima i suoi interventi ufficiali all’estero è screditare i competitors occidentali e le azioni ufficiali, che spesso sono andate oltre ai mandati ONU o addirittura in completa opposizione alle norme del diritto internazionale (bombardamento NATO di Belgrado nel 1999, Intervento NATO in Libia nel 2011, utilizzo di droni per eliminare cittadini stranieri sul suolo di paesi terzi). Nello specifico, l’intervento russo in Repubblica Centrafricana è avvenuto su autorizzazione del consiglio di sicurezza ONU, che ha permesso alla Federazione Russa di mandare “consiglieri militari” per addestrare e supportare le truppe del governo centrafricano, oltre al permesso di donare un grande numero di armi leggere, funzionali proprio all’addestramento. Tutto questo avviene in seguito al fallimento dello stesso mandato affidato all’Unione europea, che per anni non è stata in grado di provvedere ai rifornimenti richiesti. A livello statale Mosca legittima sostanzialmente tutte le sue azioni all’estero, compresa quella in RCA, con la volontà di “restituire lo status di grande potenza al Paese”, concetto che ha una particolare presa sulla fascia di popolazione dai 40 anni in su, bacino elettorale da cui il Presidente trae buona parte del suo consenso politico. I maggiori interessi a livello statale, sono di fortificare i legami finanziari e di cooperazione per i settori energetico e militare, punti su cui la Russia fa particolare affidamento per fortificare la sua influenza a livello internazionale. Alle stesso tempo quello che la Russia cerca sono partner che possano offrire concessioni favorevoli, possibilmente in esclusiva, per l’importazione di minerali rari necessari alla fabbricazione di componenti elettronici, essendo Mosca dipendente dall’importazione estera. Considerando la centralità della digitalizzazione per la Federazione Russa, una delle priorità del Cremlino è lo sviluppo estensivo dello Skolkovo Innovation Center (la “Silicon Valley” russa) per tagliare la dipendenza dalle tecnologie occidentali. Questa visione coincide perfettamente con le necessità dei paesi con cui Mosca ha interagito maggiormente negli ultimi anni, specialmente la Repubblica Centrafricana, ricca appunto dei materiali che la Russia cerca e con un forte richiesta di forniture e conoscenze nel settore energetico e militare. Con particolare attenzione all’aspetto militare, l’intervento di Mosca in RCA, insieme a quello in Siria, ha permesso alla Russia di perfezionare l’impiego operativo di compagnie militare private come assetto principale tra il suo arsenale strategico. Sfruttare truppe scelte, ma ufficialmente non collegate all’esercito della Federazione Russa, permette sia a Mosca che a Bangui di utilizzare questa risorsa militare oltre i confini legali che il mandato delle Nazioni Unite imporrebbe a truppe statali. In ogni caso l’appartenenza a un’entità privata permetterebbe ad entrambi gli stati di dissociarsi da eventuali azioni eccessivamente scomode. Per quanto riguarda il livello individuale, fin dal 2018, Putin si è impegnato a costruire e coltivare una serie di rapporti personali con le autorità politiche centrafricane, spesso giocando sulla similarità storiche tra le due nazioni (la storia turbolenta segnata spesso da conflitti interni, il passaggio attraverso a durissime crisi e la volontà di dare un nuovo volto al proprio paese). In questo modo, la Russia è riuscita ad avvicinarsi alla leadership politica di Bangui molto più di quanto non fosse stato in grado di fare la Francia, chiaramente segnata dal passato di potenza coloniale che la rende difficilmente identificabile come un partner alla pari. Allo stesso tempo Mosca non si è fermata alle sole relazioni personali, ma ha anche favorito la creazione di una leadership politica a sé vicina, sostenendo attivamente le campagne elettorali di determinati candidati, elargendo fondi e mettendo a disposizione intensivi bombardamenti mediatici per influenzare l’opinione pubblica.
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