a cura di Gianluca Maglione Martedì 25 gennaio il Governo polacco ha dato il via alla realizzazione del muro lungo il confine est con la Bielorussia. La costruzione, approvata lo scorso ottobre dal Parlamento, si estenderà per 186 chilometri, circa metà della lunghezza del confine tra i due paesi, attraversando la foresta vergine di Bialowieza, patrimonio dell’UNESCO dal 1979. Per Varsavia, la barriera servirà ad ostacolare l'ingresso dei migranti provenienti da est ed evitare le tensioni vissute negli scorsi mesi. Il costo dell’operazione è di oltre 350 milioni di euro, circa dieci volte il budget annuale del Dipartimento di immigrazione polacco. Per comprendere meglio le ragioni di tale decisione occorre fare un passo indietro. Lo scorso novembre il confine polacco-bielorusso è stato interessato da un afflusso di migranti senza precedenti, proveniente per lo più dai paesi del Medio Oriente. Le autorità polacche, appoggiate dall’Ue e dalla NATO, hanno rivolto accuse al regime di Lukashenko, reo di aver provocato una crisi umanitaria incoraggiando i flussi migratori verso l’Unione attraverso la facile concessione di visti turistici. Il Governo guidato da Morawiecki, inoltre, ha risposto schierando migliaia di soldati e agenti di polizia armati, allo scopo di bloccare gli attraversamenti irregolari, e costruendo una barriera temporanea di filo spinato. Da qui l’annuncio di issare un muro alto cinque metri e mezzo, dotato di torri di guardia, telecamere e sensori di movimento a protezione dei propri confini e dei confini esterni dell’Unione, i cui lavori termineranno il prossimo giugno. Sebbene i tentativi di oltrepassare la frontiera rispetto alle settimane precedenti siano decisamente diminuiti, tanto da far parlare ormai di numeri ridotti, per gli operatori umanitari la crisi alla frontiera perdura, aggravata da un inverno rigido, che mette a dura prova la sopravvivenza dei migranti. L’imminente costruzione del muro lungo il confine ha generato preoccupazioni non solo sul fronte dei diritti umani. L’avvio dei lavori ha spaccato l’opinione pubblica sollevando dure proteste per l’impatto ambientale che il muro potrebbe avere sulla vegetazione prevalentemente boschiva. La costruzione di cemento, infatti, attraverserà la foresta di Bialowieza, una delle più antiche e meglio conservate d’Europa, con effetti disastrosi sulla fauna selvatica. La foresta, che si estende su una superficie di ben 876 km², appartiene all’immensa distesa verde che un tempo copriva gran parte delle pianure dell’Europa continentale e ospita più di 12.000 specie di animali. Per gli esperti, il danno ambientale arrecato dalle tonnellate di cemento e metallo che verranno riversate nell’area metterà a rischio la sopravvivenza di centina di specie animali e vegetali completamente estinte nel resto del pianeta. Il muro, inoltre, ostacolerà il movimento delle specie presenti, tra cui figurano gli unici esemplari del bisonte europeo. In queste ore, la portavoce della Guardia di frontiera polacca si è affrettata a dichiarare che l’intenzione è provocare il minor danno possibile all’ambiente e che l’abbattimento degli alberi sarà ridotto allo stretto necessario, ma diverse organizzazioni ambientaliste, come Greenpeace e l’ONG Wild Poland, hanno evidenziato che l’ingresso di macchinari pesanti danneggerà inevitabilmente il suolo e la vegetazione del sito UNESCO. Alcuni studiosi della foresta, inoltre, prevedono che i processi di ripopolamento in atto in alcune aree, da parte di diverse specie di animali, verranno interrotti dall’inquinamento sonoro, luminoso e del suolo generato dai lavori. La barriera tra Polonia e Bielorussia va ad aggiungersi alle barriere di cemento o filo spinato che già interessano le frontiere esterne e, addirittura, interne dell'Unione (si pensi al confine tra Austria e Slovenia, entrambi membri Schengen), e ci ricorda come tali muri, nel complesso, producano effetti solo circoscritti sui flussi di persone. Infatti, se da un lato il muro potrebbe rendere più difficile l’ingresso di nuovi migranti in Polonia, dall’altro, occorre considerare che le persone, nonostante le complicazioni, potranno eludere questa barriera semplicemente aggirandola. Stessa cosa, purtroppo, non si può dire per gli animali che abitano la foresta, e il muro al confine USA-Messico ne è un chiaro esempio. Un’iniziativa di questo tipo, inoltre, confligge con le azioni messe a punto per proteggere l’ambiente e contrastare i cambiamenti del clima. La Polonia, poi, in quanto membro dell’Unione contravviene ad un chiaro obiettivo sancito nel Green New Deal europeo: proteggere e preservare la biodiversità. È chiaro che barriere del genere ostacolano le persone molto meno di quanto facciano con la fauna. Per tale ragione, il muro a protezione del confine polacco non eliminerebbe il problema, anzi ne solleverebbe un altro, quello ambientale, danneggiando in modo permanente uno degli ultimi polmoni incontaminati presenti nel continente europeo.
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