a cura di Erika Frontini La democrazia è citata all’art. 2 del Trattato sull’Unione Europea tra i valori fondanti dell’Unione. Non a caso, l’orrore verso i regimi totalitari che scossero profondamente il continente nel Novecento e la volontà di non ripetere in futuro i drammatici errori del passato furono alcuni degli impulsi che diedero vita al progetto di integrazione europea. Pertanto, la presenza di stabili istituzioni democratiche è ora un prerequisito formale per l’adesione. Parallelamente, l’Ue si impegna a promuovere principi e valori democratici al di fuori dei propri confini. Tuttavia, gli ultimi anni non sono stati un periodo d’oro per la democrazia, che appare in difficoltà su diversi fronti. Episodi di regressione democratica sono all’ordine del giorno, mentre anche nelle democrazie più consolidate la qualità delle istituzioni democratiche è in declino. L’Ue e i suoi Stati Membri non sono immuni da queste tendenze, le quali sono spesso accentuate dalla transizione digitale, che, se da un lato rappresenta una grande opportunità, fornendo canali di informazione ed espressione inediti, dall’altro è fonte di nuove minacce alla stabilità democratica. È in questo contesto che, lo scorso dicembre, la Commissione europea ha presentato il suo Piano d’azione per la democrazia europea. Con tale documento, la Commissione prende atto delle sfide che la democrazia si trova ad affrontare nell’era digitale ed espone le misure che intende adottare per contrastare tali problematiche e dare un nuovo impulso alla democrazia in Europa, sia a livello nazionale che comunitario. Diversi provvedimenti sono attesi nell’anno corrente, ma l’obiettivo generale è quello di completare l’attuazione del Piano nel 2023, in tempo per le prossime elezioni del Parlamento europeo. In particolare, la Commissione si impegna ad intervenire su tre direttive: tutelare l’integrità delle elezioni e promuovere una costante partecipazione popolare, rafforzare libertà e pluralismo dei media, combattere la disinformazione. Nel primo ambito, la priorità è incrementare la trasparenza dei contenuti politici sponsorizzati online, accennando anche alla possibilità di limitare il microtargeting e la profilazione psicologica nel contesto politico. La Commissione annuncia inoltre una revisione della legislazione sul finanziamento dei partiti europei e propone maggiore cooperazione tra gli Stati Membri in materia di elezioni, ricordando come le questioni elettorali siano principalmente regolate a livello nazionale. Significativi sono i richiami alla necessità di rafforzare la partecipazione dei cittadini e della società civile nei processi politici. Tale partecipazione è infatti elemento indispensabile per ridurre la distanza tra istituzioni e popolo, contrastando il diffuso senso di sfiducia che è spesso causa dell’insorgere di estremismi. Particolare enfasi è posta sul coinvolgimento di giovani e categorie svantaggiate. Diversi programmi previsti dal nuovo bilancio pluriennale possono essere usati per finanziare progetti che incentivino democrazia partecipativa e deliberativa. Per quanto riguarda i mezzi di informazione, si rileva l’urgenza di creare un ambiente sicuro per i giornalisti, i quali sono sempre più spesso bersaglio di violenze verbali e fisiche, che potrebbero avere un effetto deterrente sulla loro attività. Il ricorso ad azioni legali strategiche da parte di organi dello Stato, società commerciali o persone potenti è un ulteriore metodo sempre più utilizzato per silenziare giornalisti e altri soggetti coinvolti nella difesa dell’interesse pubblico, imponendo loro spese legali insostenibili. La Commissione si impegna, in collaborazione con gli Stati Membri e altre organizzazioni internazionali attive nel settore, a potenziare il sostegno nei confronti di tali categorie. In aggiunta, la Commissione cofinanzierà l’osservatorio sulla proprietà dei media, allo scopo di assicurare pluralismo e indipendenza dei mezzi di informazione in tutti i Paesi Membri. La parte finale del Piano si concentra sulla lotta alla disinformazione – intesa come diffusione volontaria di contenuti falsi e fuorvianti – nel pieno rispetto delle libertà individuali. La Commissione infatti, come dichiarato da Věra Jourová, Commissaria per i valori e la trasparenza, non intende trasformarsi in un “ministero della verità”. Tuttavia, è indispensabile garantire la sicurezza dell’Unione rispetto a possibili operazioni di ingerenza esterna, sviluppando ulteriormente gli strumenti esistenti e introducendo la possibilità di sanzionare i responsabili in caso di attacchi persistenti. Le grandi piattaforme online sono chiamate ad assumere maggiori responsabilità, come stabilito nella proposta di legge sui servizi digitali presentata dalla Commissione a pochi giorni di distanza dal Piano. Infine, la lotta alle fake news non può prescindere dal rafforzamento dell’alfabetizzazione mediatica, coinvolgendo in primis giovani e scuole. Anche in questo caso, linee di finanziamento Ue, come Europa Creativa, Erasmus + e il programma Diritti e Valori possono svolgere un ruolo determinante. In ultima analisi, si tratta di un programma ambizioso, anche se di non facile attuazione. In particolare, trovare il giusto equilibrio tra controllo della qualità dei contenuti online e tutela delle libertà di opinione ed espressione è una questione assai delicata e che può dar luogo a controversie. Ad ogni modo, il Piano è la dimostrazione che l’Ue è consapevole della necessità di moltiplicare i propri sforzi in difesa della democrazia in Europa: anche se non mancano visioni discordi sulle finalità del processo di integrazione, è evidente che non può esserci Ue senza democrazia e rispetto per i valori fondamentali. A tal proposito, il Piano si affianca a una serie di provvedimenti presi recentemente dalle istituzioni per salvaguardare i principi democratici dell’Unione. Lo scorso settembre, la Commissione ha infatti pubblicato la prima edizione della Relazione sullo stato di diritto. Il mancato rispetto di tale valore potrebbe portare alla sospensione dell’erogazione di fondi dal bilancio pluriennale secondo il nuovo meccanismo di condizionalità. Completano il quadro la rinnovata strategia per rafforzare l’applicazione della Carta dei diritti fondamentali e il pacchetto di misure a tutela dell’uguaglianza. Sembra che la classe politica europea abbia finalmente preso coscienza del fatto che un’Unione veramente democratica non può che fondarsi sulla partecipazione attiva e informata dei cittadini, una svolta rispetto al “consenso permissivo” che aveva caratterizzato le prime fasi del processo di integrazione. In tale contesto, sarà interessante seguire gli sviluppi legati alla Conferenza sul futuro dell’Europa, iniziativa voluta dalla Commissione per rilanciare il dibattito sull’integrazione europea in maniera fortemente inclusiva.
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