Perché una no-fly zone sull’Ucraina può condurre ad un’escalation di violenza senza ritorno6/3/2022
a cura di Gregorio Staglianò L’escalation di violenza conseguente all’invasione russa del 24 febbraio del territorio ucraino ha sconvolto le relazioni internazionali, riportando in auge concetti e posture da guerra fredda. Tra le strade di Kiev e delle altre città ucraine si combatte un conflitto ibrido, tra guerriglia e cyber-warfare, tra la minaccia atomica e il fuoco dell’artiglieria. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivolto numerosi appelli all’Unione Europea e agli alleati della NATO per chiedere supporto alla resistenza ucraina. L’Alleanza Atlantica si è mobilitata fornendo equipaggiamenti e rifornimenti, ma dimostrando riserve sulla richiesta giunta dal governo di Kiev di istituire una “no-fly zone” sui cieli ucraini. Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO ha affermato pubblicamente, dopo una riunione dei Ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alleanza il 4 marzo, che per il momento è esclusa l’ipotesi dell’istituzione di una zona di interdizione al volo. Le no-fly zones (NFZ) impediscono a un Paese nemico di utilizzare le sue capacità aeree offensive per attaccare obiettivi militari o civili a terra. Non si tratta di “chiudere” semplicemente uno spazio aereo su un determinato territorio, ma di pattugliare scrupolosamente l'area dichiarata off-limits e, in caso di incursioni nemiche essere pronti ad abbatter ogni velivolo non autorizzato. Controllare i cieli di una NFZ include anche assicurarsi di avere il totale controllo della situazione a terra, da cui le difese antiaeree nemiche possono costituire una concreta minaccia. Per questo motivo chi dichiara una NFZ deve assicurarsi di identificare, sabotare, bloccare e distruggere le risorse nemiche rivolte verso i bersagli aerei. A dichiarare una NFZ possono essere organizzazioni internazionali come l’ONU, la NATO o l’UE, ed ovviamente singoli governi. Nel caso ucraino, come richiesto, ad imporre una NFZ sarebbe la NATO, che dovrebbe impiegare le sue forze aeree per intercettare ed eventualmente abbattere velivoli russi o per distruggere l’artiglieria di Mosca presente sul territorio ucraino. Di fatto, quella che può sembrare un’azione difensiva, a protezione della popolazione e di obiettivi sensibili, è in realtà una soluzione offensiva, che coinvolgerebbe attivamente nel conflitto i Paesi membri dell’Alleanza con il rischio di un’escalation senza punto di ritorno. Contrariamente a ciò che ad un livello iniziale di analisi appare, una NFZ non è una misura a metà tra la dimensione umanitaria e quella militare, ma è a tutti gli effetti un’operazione combat, progettata per privare il nemico della sua capacità militare aerea offensiva e che comporta uno scontro diretto e sostenuto. Stabilire una NFZ oggi sui cieli ucraina condurrebbe senza grossi dubbi ad una situazione di conflitto diretto tra la Russia e i Paesi membri della NATO, uno scenario che tutta la comunità internazionale sta cercando di evitare a tutti i costi. Sotto il profilo militare inoltre, non è chiaro quali vantaggi apporterebbe la costituzione di una NFZ, considerando il fatto che non è stata l’aviazione ma l’artiglieria russa a mietere la maggior parte delle vittime civili tra la popolazione ucraina. A giudicare dalle confuse informazioni che giungono dal terreno, i bombardamenti russi sembrano essere inflitti da missili balistici e da crociera, che una volta lanciati non possono essere interdetti dagli aerei in una NFZ. Né Mosca né Kiev hanno la supremazia aerea sui cieli ucraini, e condurre operazioni di pattugliamento e di controllo da parte delle forze della coalizione su un territorio nel pieno di un combattimento, esporrebbe a notevoli rischi i piloti. Senza considerare inoltre, che i militari russi non controllano che porzioni limitate di territorio ucraino, dopo l’inizio delle operazioni lo scorso 24 febbraio, e ciò non consente al Cremlino di installare fisicamente adeguati sistemi d’arma antiaerei, che nel caso di una NFZ sarebbero un target primario delle forze di pattugliamento aereo. Mosca non ha il pieno controllo dei cieli ucraini anche grazie anche all’efficacia dei sistemi di contraerea schierati da Kiev - come gli S-300 o i FIM-92 Stinger – che stanno giocando un ruolo non secondario nel rallentamento dell’avanzata russa verso il cuore del potere ucraino. I sistemi d’arma antiaerea a lungo raggio come gli S-300, gli S-350, gli S-400, - posseduti anche da Mosca e spina dorsale della contraerea russa – consentono inoltre di agire ad una gittata di circa 400 km, e per tale motivo possono ingaggiare i loro bersagli lanciando missili da oltre i confini ucraini. Ciò rende l’istituzione di una NFZ strategicamente non conveniente, per il semplice motivo che le forze aeree della colazione non potrebbero bombardare sistemi antiaerei che non si trovino nel territorio ucraino, con il rischio, al contrario, di trascinare ulteriori attori – come la Bielorussia, teatro di assoluta rilevanza strategica per Putin - nel vortice del conflitto causando una reazione a catena che porterebbe ad un conflitto di vastissime dimensioni. Ad oggi l’efficacia delle NFZ è dibattuta anche nei circoli militari per la difficoltà di applicazione e per gli esiti non sempre certi delle conseguenze. Nel corso degli ultimi anni, le NFZ sono state utilizzate in alcuni contesti bellici, non sempre fornendo gli effetti desiderati. Una NFZ fu imposta per esempio durante la guerra del Golfo nel 1991: Stati Uniti, Francia e Regno Unito ne dichiararono due in Iraq per contrastare gli attacchi dell’allora Presidente Saddam Hussein contro la popolazione civile. Funzionò parzialmente, dato che il regime continuò ad attaccare via terra. Fu poi la NATO ad imporre un’altra NFZ durante la guerra in Bosnia, tra il 1993 e il 1995: in quel caso, per farla rispettare, gli aerei da guerra statunitensi aprirono il fuoco su quelli serbi, che avevano violato l’area interdetta al volo per bombardare obiettivi civili. Anche in quel caso la NFZ non impedì gli attacchi via terra, e andò in contro a varie difficoltà nel tentativo di abbattere i velivoli nemici. Una NFZ fu imposta dall’ONU anche in Libia nel marzo 2011, nella guerra tra il regime di Muammar Gheddafi e i ribelli. Dopo la dichiarazione della zona interdetta al volo, forze aeree francesi, britanniche e statunitensi entrarono nello spazio aereo libico sbriciolando le forze antiaeree di Gheddafi, segnando così l’ingresso delle forze occidentali nella guerra civile libica. In tutti questi contesti, la coalizione possedeva una evidente superiorità militare, sia in termini di forze dispiegate che in quelle utilizzata per deterrenza. Lo scenario ucraino è più complesso, perché il “nemico” a cui impedire di alzarsi in volo è la Russia, in possesso di un robusto capitale militare, convenzionale e non. La volontà reiterata di creare una NFZ, dunque, ha l’aspetto di uno statement politico, più che una chiara volontà strategica militare. Nell’ipotesi che la NATO accetti un giorno di imporre il controllo dei cieli ucraini, Kiev guadagnerebbe non tanto un vantaggio militare su Mosca, quanto la posizione di co-belligeranza della NATO nel conflitto. Dal canto suo però, il Presidente Vladimir Putin ha dichiarato che considererebbe l’imposizione di una NFZ sui cieli di ucraini come un deliberato atto di guerra verso Mosca, che sarebbe quindi “costretta” ad ingaggiare un conflitto con la coalizione occidentale. Uno scenario questo, che i Paesi dell’Alleanza Atlantica devono scongiurare ad ogni costo.
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