a cura di Marco Monaco Nella notte del 26 febbraio, 279 studentesse della Government Girls Secondary School Jangebe, nello stato di Zamfara (Nigeria), sono state rapite da un gruppo armato di non meglio definiti ‘terroristi’. Sebbene le studentesse siano state rilasciate alcuni giorni dopo, l’evento in questione rappresenta l’ultimo di una rapida e densa serie di rapimenti di un numero elevato di studenti dalle proprie scuole, in particolare negli stati appartenenti alla regione nord-ovest della Nigeria. Negli ultimi 3 mesi, secondo quanto riportato, si sono verificati quattro rapimenti su larga scala in tre stati nigeriani: Katsina, Zamfara e Niger. Tutti e tre gli stati coinvolti rientrano nella regione nord-occidentale della Nigeria, una regione la cui condizione di crescente insicurezza sta suscitando serie preoccupazioni nel governo federale nigeriano e nella comunità internazionale. L’intera macroregione della Nigeria settentrionale è ormai da decenni affetta da gravi lacune a livello economico, infrastrutturale, occupazionale ed istruttivo. A ciò, anche a causa dell’eredità dei regimi militari vigenti fino alla fine degli anni '90, si aggiunge una scarsa integrità morale e professionale da parte delle forze dell’ordine e di sicurezza, le quali spesso abusano del proprio potere o non adempiono ai propri doveri. Questi elementi hanno contribuito negli ultimi anni ad una quasi costante crescita di banditismo, criminalità organizzata e ad una sensibilità maggiore della popolazione nei confronti della radicalizzazione, sia essa di matrice islamica o meno. A conferma della progressiva insicurezza ed instabilità, oltre ai sempre più frequenti rapimenti di studenti perpetrati nella regione nord-occidentale della Nigeria, altri attacchi si manifestano con cadenza quasi giornaliera nell’area in questione. Lo stato di Zamfara, a pochi giorni dalla liberazione delle studentesse, è stato soggetto ad un ulteriore attacco da parte di un gruppo di ‘terroristi’, i quali hanno messo alle fiamme una cittadina e rapito oltre 60 persone, tra cui donne e bambini. Le ragioni alla base di questa recente tendenza verso il rapimento di numerosi gruppi di giovani studenti non sono del tutto chiare. Una delle opzioni più accreditate è che il rapimento di figure percepite come fragili, quali ad esempio gli studenti di una scuola, ponga il governatorato statale coinvolto (nonché il governo federale) sotto una maggiore pressione da parte dell’opinione pubblica e della comunità internazionale. Notizie come il rapimento di centinaia di studenti ottengono facilmente una maggiore risonanza al livello internazionale, una dinamica attraverso la quale i criminali coinvolti tentano di forzare lo stato al rapido pagamento di un riscatto per la liberazione degli ostaggi. Le autorità nigeriane raramente ammettono di aver soddisfatto le richieste di criminali o terroristi tramite il pagamento di riscatti, in denaro o risorse, di fronte ai microfoni dei media. Tuttavia, è altamente improbabile che i gruppi ribelli coinvolti abbiano liberato negli ultimi mesi gli studenti rapiti senza ottenere alcun beneficio materiale. Nel caso più recente del rapimento di oltre 270 studentesse, il governatore dello stato di Zamfara, Bello Matawalle, ha dichiarato che nessun tipo di riscatto è stato pagato per la liberazione delle vittime. Un tale risultato sarebbe stato raggiunto piuttosto tramite la cooperazione delle forze di sicurezza e dei criminali pentiti. Non può però risultare casuale il monito del presidente nigeriano Muhammadu Buhari nei confronti dei propri governatori statali e locali in merito alle drammatiche conseguenze che potrebbero derivare dal continuo pagamento dei ‘terroristi’ in denaro o attrezzature. Tale monito deriva dal complesso rapporto tra le leadership civili e militari dei singoli stati e le bande di criminali o insorgenti radicali. Se da una parte il retaggio del regime militare, in vigore fino alla fine degli anni ’90, porta gli ufficiali del governo e dell’esercito ad una durissima condanna e repressione armata di qualsiasi atto illegale su larga scala, dall’altra, le comprovate lacune etiche e la diffusa corruzione in ambito governativo e militare portano spesso a patti informali tra ufficiali ed organizzazioni criminali. Un dato particolarmente preoccupante dei recenti attacchi è il presunto, e in alcuni casi dichiarato, coinvolgimento del movimento radicale di matrice jihadista Boko Haram nei rapimenti perpetrati nel corso dei mesi recenti. Il gruppo ha infatti rivendicato la responsabilità di uno dei rapimenti, che coinvolgeva il numero più elevato di studenti (oltre 300) rapiti a dicembre nello stato di Katsina. Negli ultimi undici anni, dall’inizio degli scontri violenti con le autorità nel 2009, i gruppi jihadisti all’interno del paese nigeriano si sono moltiplicati ed ampliati. La fazione coinvolta nel rapimento dello stato di Katsina, ovvero JAS (acronimo per Jama’at Ah l al-Sunnah Li’l da’awa Wa’l Jihad), rappresenta il nucleo rimanente dell’esteso gruppo originario, disgregatosi in seguito alle scissioni dei movimenti autonomi Ansaru ed Islamic State in West Africa Province. JAS, il gruppo più violento nei confronti dei civili secondo quanto riportato, ha mantenuto una presenza rilevante negli stati nordorientali di Borno ed Adamawa, nonostante le numerose sconfitte contro le forze armate nigeriane. La sua presenza nel nord-ovest del paese era stata relativamente limitata, lungi dalla capacità di organizzare un’operazione come quella effettuata a Kankara nel dicembre 2020. Non a caso, l’ultimo crimine analogo era stato perpetrato dallo stesso gruppo nel 2014 ai danni di oltre 250 studentesse, rapite nella cittadina di Chibok, nell’estremo nord-est del paese. Guardando al singolo episodio, colpisce dunque che il gruppo sia stato in grado di compiere un atto del genere, anche grazie al sostegno di banditi locali, in una regione relativamente remota dalla propria ‘tradizionale’ zona di influenza. Da una prospettiva più ampia, ciò che preoccupa è che il progressivo declino delle condizioni socioeconomiche e di sicurezza (già non ottimali) nel nord-ovest del paese, stia fornendo ai gruppi radicali (jihadisti e non) l’opportunità di modificare, o espandere, la propria influenza e capacità operativa in termini geografici. La regione nord-ovest della Nigeria rappresenta una delle aree più trascurate e degradate del paese. Il mancato intervento da parte dello stato nigeriano, volto a migliorare strutturalmente le condizioni della regione, in termini socioeconomici, di giustizia e di sicurezza, potrebbe facilmente fornire negli anni a venire un terreno fertile per la nascita di nuovi gruppi armati radicali, o per l’espansione territoriale di gruppi già ben consolidati in altre aree del paese.
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