Di Giuseppe Marcone, Osservatorio sull’Unione europea
L’Unione europea è pronta a riabbracciare l’energia nucleare? Difficile, ma non impossibile. Nonostante l’opposizione di alcuni attori internazionali e innegabili difficoltà tecniche, infatti, investire nel nucleare civile potrebbe rivelarsi utile sia a livello ambientale che geopolitico. Per affrontare efficacemente la sfida della transizione ecologica, l’Unione europea ha ideato un sistema di classificazione delle attività economiche giudicate sostenibili: la “tassonomia Ue”. Il 2 febbraio 2022 la Commissione ha presentato un atto delegato volto ad includere anche l’energia nucleare in questo sistema, che si prefigge l’obiettivo di aiutare le imprese, gli investitori e la classe politica ad agire nel rispetto della tutela ambientale. La decisione di inserire l’utilizzo di questa energia tra le attività accettate nella tassonomia, seppur con dei vincoli stringenti, ha però alimentato le proteste da parte di diversi attori internazionali. Greenpeace e WWF sono tra le maggiori organizzazioni che si oppongono fermamente al via libera della Commissione al nucleare[1], ponendo l’accento specialmente sull’annosa questione dello smaltimento delle scorie, ma questo dissenso è condiviso anche da alcuni Stati membri dell’Ue. La Ministra austriaca per l’ambiente, Leonore Gewessler, ha dichiarato l’intenzione di presentare denuncia presso la Corte di Giustizia Europea non appena questo atto di “greenwashing” sarà votato in Parlamento, con l’approvazione del Ministro dell’energia del Lussemburgo Claude Turmes, convinto a ricorrere alle vie legali in sinergia con il governo austriaco. Sempre ostili, ma meno minacciose, sono state invece le reazioni di Spagna e Germania, che si mantengono contrarie pur senza minacciare di ricorrere a procedimenti legali[2]. Le perplessità sull’utilizzo dell’energia nucleare restano effettivamente numerose: svolto attraverso un’analisi sui potenziali effetti nocivi delle attività nucleari, il rapporto del Joint Research Centre dell’Unione Europea (JRC)[3] esprime notevole incertezza, confermando in parte i dubbi già sollevati al riguardo dal TEG, il gruppo di 35 esperti in finanza sostenibile costituito dalla Commissione nel 2018. Anche lo SCHEER[4] sottolinea la necessità di più approfonditi studi sugli effetti a lungo termine dei rifiuti radioattivi. Inoltre, vi sono inevitabili difficoltà nel processo di realizzazione di nuovi impianti nucleari, per i quali è necessario un considerevole investimento iniziale a fronte di tempi di costruzione particolarmente lunghi, facendo aumentare i rischi di ritardi e crescite inaspettate dei costi[5]. Tuttavia, la tassonomia non obbliga ad investire nelle attività in essa indicate e il nucleare potrebbe essere semplicemente un’energia di transizione, visto che il documento verrà sottoposto a rivisitazioni triennali per adeguarsi alle migliori tecnologie disponibili. Come detto chiaramente dalla Commissaria Mairead McGuinness, l’obiettivo principale resta la neutralità climatica e l’abbandono del carbone, e le scelte volte a perseguire questo obiettivo si basano su dati scientifici. Infatti, nonostante le incertezze, l’energia nucleare ha un’altissima efficienza e i rapporti JRC e SCHEER sono comunque concordi nel ritenerla utile per la transizione ecologica, paragonandola alle fonti rinnovabili in termini di emissioni di CO2. Inoltre, la percezione distorta dei rischi del nucleare è spesso alimentata dalla disinformazione. Esemplari sono infatti i recenti allarmismi riguardo alla centrale di Zaporizhzhia, che non ha mai rischiato di trasformarsi in una nuova Chernobyl[6], così come le narrazioni imprecise del disastro di Fukushima del 2011, riguardo al quale lo UNSCEAR[7] e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica hanno ribadito la pressoché totale assenza di vittime legate al rilascio di materiale radioattivo dalla centrale Dai-ichi[8]. Ad ogni modo, l’impiego del nucleare non deve essere inteso come alternativo alle rinnovabili, bensì di supporto ad esse. Oggi queste fonti presentano ancora un problema di aleatorietà, ovvero l’impossibilità di fornire flussi energetici continui e affidabili, al quale le riserve nucleari potrebbero sopperire in maniera molto più sostenibile dei combustibili fossili. Un uso congiunto di nucleare e rinnovabili sarebbe oltretutto auspicabile in chiave strategica, poiché entrambe le fonti di energia richiedono ingenti quantità di materie prime: per l’attuale processo di fissione nucleare è infatti necessario l’uranio, un minerale esportato soprattutto da Canada, Australia e largamente dal Kazakistan[9], paese potenzialmente problematico considerati gli stretti legami con la Russia; per molti sistemi di energia rinnovabile, invece, c’è bisogno di determinate terre rare, ma anche di altri elementi chiave come il silicio per i pannelli fotovoltaici o il litio per le batterie, sui quali però la Cina ha un netto predominio in termini di estrazione e produzione[10]. Contare su poche fonti d’energia potrebbe quindi costringere l’Europa ad avere un esiguo numero di fornitori, e mai come adesso sembra lampante il pericolo di dipendere fortemente da un esportatore, specialmente quando si tratta di paesi con i quali vi sono complicate relazioni diplomatiche e commerciali. Lo sviluppo del nucleare potrebbe dunque contribuire alla diversificazione energetica e favorire una minore dipendenza europea dal gas russo, un problema senz'altro esacerbato dalla guerra in Ucraina, e che la Commissione prevede di affrontare anche tramite il recente piano REPowerEU[11]. A livello nazionale, molti Stati hanno già scelto il nucleare come strumento d’indipendenza. Tra questi la Finlandia, che dopo lunghe attese ha collegato il terzo reattore della centrale di Olkiluoto alla corrente nazionale[12], e soprattutto la Francia, dove Emmanuel Macron ha annunciato un grande rilancio energetico tramite il prolungamento dell’operatività delle centrali giudicate affidabili e la costruzione di almeno sei nuovi reattori entro il 2035[13]. Oltre ad alcuni paesi Ue, seguono questa direzione non solo il governo Biden, con forti investimenti per la ricerca nucleare e per il mantenimento delle centrali statunitensi già esistenti nell’ambito della Bipartisan Infrastructure Law[14], ma anche altri grandi attori internazionali: la Russia prevede di stanziare circa 100 miliardi di rubli per la costruzione di nuovi impianti nucleari[15], mentre la Cina pianifica enormi investimenti per la creazione di oltre 150 nuove centrali nei prossimi 15 anni[16]. In Europa, però, molti Stati rimangono scettici e sembrano intraprendere percorsi opposti. L’Italia ha da tempo voltato le spalle al nucleare e, nonostante l’apertura del Ministro Cingolani al tema, una sostanziale diffidenza permane tra gli italiani, soprattutto per quanto riguarda i depositi di materiale radioattivo[17]. Tentenna anche la Germania: il processo di smantellamento del nucleare tedesco è stato avviato nel 2001 dall’ex cancelliere Schröder (presto membro del consiglio di amministrazione del gigante russo Gazprom) e velocizzato nell’era Merkel in seguito all’incidente di Fukushima, ma il suo compimento non appare più scontato. Si discute infatti di un possibile rinvio dello spegnimento dei reattori nucleari poiché, anche per compensare le oscillazioni delle fonti rinnovabili, la Germania è attualmente uno dei maggiori paesi al mondo per consumo annuale di carbone[18]. La tassonomia, ora sotto scrutinio del Parlamento europeo, potrà aiutare nella scelta di futuri investimenti e contribuire ad un maggiore coordinamento delle politiche energetiche, tuttavia rimane uno strumento limitato: nonostante il grande segnale d’apertura, va ribadito infatti che questo documento sarà sottoposto ad aggiornamenti triennali e non stabilisce obblighi per gli Stati membri, che mantengono il diritto di scelta riguardo alle proprie fonti energetiche. L’energia nucleare ha ampi margini di miglioramento a livello ambientale, ciò nonostante è efficiente e può avere grande rilevanza strategica all’interno di un mix che favorisca le fonti rinnovabili. Un rinnovato approccio al nucleare potrebbe dunque rivelarsi importante per una maggiore indipendenza energetica dell’Europa. [1] Greenpeace European Unit, Press release, Taxonomy: inclusion of nuclear and gas is “attempted robbery” – Greenpeace, 2/2/2022, https://www.greenpeace.org/eu-unit/issues/climate-energy/46036/taxonomy-nuclear-gas-attempted-robbery/ [2] WWF press release, EU concludes Act with fossil gas and nuclear as ‘green’ investment, 2/2/2022, https://wwf.panda.org/wwf_news/press_releases/?4997941/EU-concludes-act-with-fossil-gas-and-nuclear [3] JRC Publication Repository, Technical assessment of nuclear energy with respect to the ‘do no significant harm’ criteria of Regulation (EU) 2020/852 (‘Taxonomy Regulation’), 2021, https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC125953 [4] Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks (SCHEER), SCHEER review of the JRC report on Technical assessment of nuclear energy with respect to the ‘do no significant harm’ criteria of Regulation (EU) 2020/852 (‘Taxonomy Regulation’), 2021, https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/business_economy_euro/banking_and_finance/documents/210629-nuclear-energy-jrc-review-scheer-report_en.pdf [5] Terenghi, Elisa, Icona Clima, Energia Nucleare: pro e contro. Emissioni, costi e tempi, 2021, https://www.iconaclima.it/energia/energia-nucleare-pro-e-contro-parte-1-emissioni-costi-e-tempi/ [6] Romano, Luca, Geopop, Centrale nucleare Zaporizhzhya: in Ucraina c’è stato davvero il rischio di una nuova Chernobyl?, 5/3/2022, https://www.geopop.it/centrale-nucleare-zaporizhzhia-in-ucraina-ce-stato-davvero-il-rischio-di-una-nuova-chernobyl/ [7] United Nations, Report of the United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation (UNSCEAR), Sixty-seventh and sixty-eighth sessions (2–6/11/2020 and 21–25/6/2021), https://www.unscear.org/unscear/en/fukushima.html [8] International Atomic Energy Agency (IAEA), The Fukushima Accident – Report by the Director General, 2015, https://www-pub.iaea.org/mtcd/publications/pdf/pub1710-reportbythedg-web.pdf [9] World Nuclear Association, World Uranium Mining Production, 2021, https://www.world-nuclear.org/information-library/nuclear-fuel-cycle/mining-of-uranium/world-uranium-mining-production.aspx [10] Chang, Felix K., Foreign Policy Research Institute, China’s Rare Earth Metals Consolidation and Market Power, 2/3/2022, https://www.fpri.org/article/2022/03/chinas-rare-earth-metals-consolidation-and-market-power/ [11] European Commission, REPowerEU: Joint European action for more affordable, secure and sustainable energy, 8/3/2022, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_22_1511 [12] O’Byrne Mulligan, Euan, The Guardian, Finland opens nuclear power plant amid concerns of European energy war, 12/3/2022, https://www.theguardian.com/environment/2022/mar/12/finland-opens-nuclear-power-plant-amid-concerns-of-europe-energy-war [13] Wajsbrot, Sharon, Les Echos, Emmanuel Macron veut faire renaître le nucléaire français, 10/2/2022, https://www.lesechos.fr/industrie-services/energie-environnement/nucleaire-macron-annonce-la-construction-de-six-nouveaux-epr-1386101 [14] US Department of Energy, Office of Nuclear Energy, 10 Big Wins for Nuclear Energy in 2021, 2021, https://www.energy.gov/ne/articles/10-big-wins-nuclear-energy-2021 [15] Nuclear Engineering International, NEI Magazine, Russian government allocates about RUB100 billion for new nuclear projects, 15/2/2022, https://www.neimagazine.com/news/newsrussian-government-allocates-about-rub100-billion-for-new-nuclear-projects-9481402/ [16] Van Boom, Daniel, CNET, What the US could learn from China's nuclear power, 2021, https://www.cnet.com/science/why-the-us-should-learn-from-chinas-nuclear-power-expansion/ [17] L’Italia è uno dei pochi paesi a non avere ancora un deposito nazionale, che garantirebbe maggiore sicurezza nella gestione dei rifiuti radioattivi – Avvantaggiato, Gianni, Il Giornale dell’Ambiente, Il Deposito Nazionale delle scorie nucleari: si farà mai? 17/3/2022, https://ilgiornaledellambiente.it/deposito-nazionale-scorie-nucleari/ [18] Deutsche Welle, Coal and fossil fuel share of German electricity rises in 3Q, 2021, https://www.dw.com/en/coal-and-fossil-fuel-share-of-german-electricity-rises-in-3q/a-60114010 |
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