![]() A cura di Carlo Comensoli Quest’anno ricorre il centesimo anniversario della morte di Giuseppe Di Vagno, primo Deputato italiano vittima del fascismo. La sua uccisione fu uno dei momenti chiave del 1921, un anno cruciale che in Italia segnò un’insanabile crisi politica che sarebbe poi rapidamente e drammaticamente sfociata, l’anno successivo, nella Marcia su Roma. In La ghianda e la spiga: Giuseppe Di Vagno e le origini del fascismo, uscito quest’anno per Progedit (13,00 euro), l’autore Giovanni Capurso ripropone una biografia del “gigante buono” (questo il soprannome affibbiatogli per la sua statura da Turati), la cui storia viene troppo spesso trascurata nelle ricostruzioni di quegli anni. L’autore ci ricorda come l’assassinio di Di Vagno, commesso a Mola di Bari da uno squadrista diciassettenne, segnò uno spartiacque nell’Italia nel primo dopoguerra non solo perché svelò il vero volto del fascismo nell’anno dell’ingresso del movimento in Parlamento e del patto di pacificazione, ma anche per la stessa storia e per l’impegno politico del socialista pugliese. Capurso dimostra infatti come non basta semplicemente inserire l’assassinio del giovane Deputato negli eventi del 1921 per comprenderne il vero significato a cent’anni dai fatti: la storia di Giuseppe Di Vagno è prima di tutto la storia dell’impegno e della militanza nel Partito Socialista Italiano, che proprio nove mesi prima del delitto conobbe la scissione della corrente massimalista. La sua figura si fa quindi portavoce della tradizione politica della sinistra italiana di inizio ‘900: ripercorrere la biografia di Di Vagno significa contestualizzarla in una storia più ampia che coinvolge figure di grande portata, come Gaetano Salvemini, Filippo Turati e Anna Kuliscioff. Proprio per questo, la narrazione di Capurso descrive come le rivendicazioni politiche e identitarie di Di Vagno erano prima di tutto il frutto degli eventi che travolsero l’Europa all’inizio del secolo scorso: proveniente da una famiglia di piccoli proprietari terrieri di Conversano (da qui la definizione di “cervello borghese in un animo socialista” ideata dal giornalista Alfredo Violante), gli anni della sua formazione furono segnati dalla Rivoluzione russa del 1905. La ghianda e la spiga ritrae la vocazione socialista di Giuseppe Di Vagno che, a prescindere dalle origini piccolo-borghesi, è intrinsecamente legata alla sua personalità e al suo carattere. Da qui la decisione di intraprendere la formazione giuridica a Roma e poi l’impegno politico locale nella provincia di Bari. È proprio dalla questione agraria nel Mezzogiorno del primo Novecento che parte il socialismo di Giuseppe Di Vagno: il sostegno alle rivendicazioni dei braccianti della sua terra sarà il filo conduttore di tutto il suo impegno politico. Ma questo sostegno non parte da un mero dato ideologico, quanto piuttosto da una profonda conoscenza della realtà del territorio. Ne è riprova il titolo del libro, La ghianda e la spiga, che riprende quello che è probabilmente l’ultimo scritto, comparso su Puglia rossa, del politico trentaduenne poco tempo prima dell’uccisione. Scritto che viene poi riportato integralmente a termine della biografia, proprio perché riassume in poche parole la realtà da cui parte l’attività politica di Di Vagno: la ghianda simboleggia infatti l’umile compenso destinato al bracciante per il lavoro nei campi. Parallelamente alla biografia del socialista pugliese, il libro fotografa una realtà locale politicamente vivace. Eppure, nel suo impegno nella provincia di Bari così come poi durante la campagna elettorale per le politiche del ‘21 e nei pochi mesi di attività in Parlamento prima dell’uccisione, Di Vagno si fa anche interprete critico degli eventi storici di quel periodo: primo fra tutti, l’irremovibile pacifismo durante il primo conflitto mondiale, che gli costò ben due volte il carcere. Se già la Rivoluzione del 1905 in Russia segnò gli anni della formazione, quella bolscevica del 1917 ovviamente costituì uno snodo cruciale per l’attività politica di Di Vagno durante gli ultimi anni di vita. Sebbene il giovane socialista non riuscì ad essere testimone della nascita dell’Unione Sovietica, dopo l’entusiasmo iniziale alle notizie dalla Russia rivoluzionaria subentrò la disillusione. Tema, questo, che non gli impedì comunque di farsi portavoce di una visione che proponeva un Partito Socialista unitario, nonostante la cruciale lotta tra correnti che avrebbe poi portato, proprio nel 1921, alla scissione di Livorno e alla nascita del PCI. L’analisi di Capurso individua proprio nella scissione di cent’anni fa l’evento che avrebbe portato al rapido e inesorabile declino del Partito Socialista a pochi mesi di distanza dal Biennio rosso: la tesi di fondo dell’autore, come riportato in nota, è che l’assassinio di Di Vagno sarebbe l’avvenimento più grave di questa drammatica crisi, preludio della Marcia su Roma del 1922. Ne è prova, in effetti, la reazione di Anna Kuliscioff alla notizia del delitto, che come doverosamente riportato nel libro, notò profeticamente la drammatica incapacità di reagire in modo unitario dei socialisti alla morte del compagno, vittime di un immobilismo dovuto alla lotta tra correnti. L’uccisione di Di Vagno è quindi un evento centrale del 1921, anno i cui eventi vanno necessariamente ricostruiti in una corretta prospettiva per avere una giusta conoscenza della rapida ascesa del fascismo in Italia. Troppo spesso la narrazione storica di quegli anni si sofferma sulla violenza dello squadrismo nell’Italia centro-settentrionale, trascurando però la realtà altrettanto drammatica nel sud del Paese. La ghianda e la spiga ricostruisce, dati alla mano, il clima teso e le intimidazioni che caratterizzarono la campagna elettorale alle legislative del 1921, elezioni in cui Giuseppe Di Vagno ottenne il mandato di Deputato nonostante le intimidazioni nei confronti dei votanti. Segno questo, del suo profondo legame col territorio e della popolarità tra gli elettori. Giovanni Capurso propone quindi una ben contestualizzata narrazione del delitto, inserendolo in una realtà complessa e restituendo il clima di forte divisione politica e sociale nell’Italia di cent’anni fa. La ghianda e la spiga permette di comprendere cosa significava all’epoca essere un esponente del PSI, restituendo, con la biografia di Giuseppe Di Vagno, il ritratto di un politico che aveva una comprensione a 360 gradi della realtà del proprio territorio unita al coraggio di portare avanti le proprie rivendicazioni nonostante i pericoli e le minacce. Il libro è il frutto di un lavoro meticoloso sulle fonti d'archivio e al contempo il giusto ritratto del primo Deputato vittima del fascismo. Author: Jacopo Scipione Abstract: Comprehending and analysing Artificial Intelligence (AI) is fundamental to embrace the next challenges of the future, specifically for the defence sector. Developments in this sector will involve both arms and operations. The debate is linked to the risks that automation could bring into the battlefield, specifically for the Lethal Autonomous Weapons Systems (LAWS). While AI could bring many advantages in risk detection, protection and preparation capabilities, it may bring also several risks on the battlefield and break the basic principles of International Law. Indeed, having the human operator "out of the loop", could lead to unprecedented challenges and issues. Such weapons may also strengthen terroristic groups, allowing them to plan mass attacks or specific assassinations with no human sacrifice. The article, divided into three parts, aims to analyse the LAWS and its related issue. The first one introduces the LAWS and is applications worldwide. The second one summarizes the problems concerning International Humanitarian Law. Eventually, the last part is focused on the research for a proper regulation and the EU position on the topic. Keywords: Artificial Intelligence – Lethal Autonomous Weapons Systems – OODA Loop – International Humanitarian Law – Killer robots Summary: 1. Introduction – 2. LAWS and International humanitarian law – 3. LAWS’ development worldwide – 4.1 Looking for a regulation – 4.2 The European position on LAWS – 5. Conclusions ![]()
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