Francesco Rojch, Elections Hub
Il 4 maggio si è votato nella Comunità di Madrid per il Parlamento regionale della capitale spagnola. Mentre il Paese affronta una crisi senza precedenti, nella regione è andata in scena una campagna elettorale infuocata. A trionfare la destra anti-lockdown di Isabel Díaz Ayuso del Partido Popular (PP) che ha ottenuto 65 seggi e il 44,4% di voti, vittoria storica destinata a modificare anche gli equilibri nazionali. Eletta nel maggio 2019, la conservatrice Ayuso, è stata costretta ad indire nuove elezioni, con ben due anni di anticipo, poiché le circostanze non permettevano un governo stabile a Madrid. Tutto nato a causa di una mozione nella Regione di Murcia, presentata da Ciudadanos e Psoe. Onde evitare la stessa sorte anche nella comunità madrilena, Isabel Ayuso ha deciso di anticipare la tornata elettorale, lasciando spiazzato anche il suo vice Ignacio Aguado. La strategia della Presidente contro la pandemia non ha aiutato l’economia: i dati sulla disoccupazione e il PIL non sono particolarmente buoni, e nemmeno quelli sul fronte sanitario. Madrid è la comunità autonoma con il più alto tasso di mortalità e tutta Europa osservava incuriosita alle riaperture di locali, cinema e teatri nella capitale spagnola. Tuttavia, la strategia di riapertura adottata è stata decisiva per questa vittoria schiacciante. Talvolta le scelte della Presidente sono andate anche contro i criteri usati da altri governi del PP in altre regioni spagnole. La destra governa a Madrid da più di 25 anni, ma la questione va ben oltre i confini ideologici tra destra e sinistra. Isabel Ayuso è una delle maggiori critiche al governo del premier Sanchez e della sua gestione della pandemia. La retorica populista introdotta ha colpito gli elettori meno politicizzati, meno ideologici e più astensionisti, una fetta che rappresenta il 20% della popolazione spagnola determinante per la vittoria. Quella di Ayuso assume i tratti tipici di una campagna elettorale in puro stile trumpiano. I trend ci dimostrano che tra la popolazione corre un vento di ostilità nei confronti dei governi centrali: la crisi economica, la situazione occupazionale e la gestione della pandemia hanno creato un mix perfetto per esacerbare la riluttanza nei confronti dell’establishment. Un altro dato interessante è l’affluenza al voto: ha votato circa il 74 % degli aventi diritto; le elezioni del 2019 avevano visto un’affluenza decisamente più bassa, ca. il 64 %. Ayuso ha capito meglio di chiunque altro la stanchezza sociale che corre tra le vie di Madrid e nella regione, ed ha colto tutta l’ostilità della destra madrilena nei confronti del governo di coalizione del Partito socialista (Psoe) e Unidos Podemos: per il Psoe è il risultato peggiore da quando esiste l’Asamblea de Madrid. La vittoria della destra ha ridimensionato anche la posizione di Pablo Iglesias, leader di Podemos, che recentemente aveva lasciato la carica di vicepresidente del governo nazionale per candidarsi con il fine di aumentare non soltanto i consensi di UP ma di favorire la vittoria della sinistra sulla destra. A seguito di tale risultato, Pablo Iglesias ha dichiarato che lascerà la politica. Ayuso con il 44,4% dei voti è a 4 seggi dalla maggioranza assoluta: l’ottenimento della fiducia nel Parlamento è certa. Vox infatti, forza di estrema destra che ha ottenuto 13 seggi, ha già fatto sapere che sosterrà la Presidente, nonostante il loro voto favorevole non sia necessario. La vera vittoria dell’estrema destra, oltre che in termini numerici e di seggi, è stata anche sul piano della retorica che permea il PP madrileno. Màs Madrid è l’unica forza a sinistra che può festeggiare: il partito, nato dalla scissione di Unidos Podemos, ha ottenuto 16,9 % dei consensi e 24 seggi. Crolla Ciudadanos che perde tutti i seggi, passando da 26 a 0 seggi. Il quadro che emerge dalle amministrative di Madrid è quello di una politica instabile ed altalenante. Il leader del PP Pablo Casado lancia la sfida al governo centrale e dichiara che questa vittoria è il preludio per una riconquista nazionale. Non solo in Spagna, in tutta Europa sembra confermarsi l’andamento di un elettorato che tende a premiare campagne elettorali infuocate portate avanti da leader forti e carismatici. Adesso, a Palazzo della Moncloa dovranno decidere quale strategia adottare: una politica altrettanto rovente oppure la costruzione di un’alternativa alla polarizzazione. |
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