A cura di Matteo Barbanera, Programma sulla politica estera italiana
I primi elementi delle truppe italiane sono arrivati in Mali il 12 marzo 2021, precisamente nella città di Gao, vicino alla frontiera con il Burkina Faso, pronte a prendere parte alla Task Force Takuba. Takuba è una missione internazionale di Forze speciali a guida francese, voluta dal Presidente Macron nel gennaio 2020, che opera nel Sahel (tra Mali, Niger e Burkina Faso), e che vede coinvolti 13 Paesi europei: oltre a Francia e Italia, forniscono Forze speciali alla missione anche Estonia, Danimarca, Portogallo, Svezia, Repubblica Ceca, Belgio e Paesi Bassi mentre Germania, Gran Bretagna e Norvegia hanno espresso il loro sostegno politico. L’obiettivo è quello di addestrare le forze armate locali e di supportarle nel controllo dei propri territori al fine di contrastare i fenomeni di terrorismo, traffico illecito e guerriglia. La missione si basa sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2359 del 2017. Takuba si inserisce all’interno di una più ampia strategia di stabilizzazione del Sahel da parte di Parigi, iniziata con l’operazione Serval, attraverso la quale la Francia era riuscita nel 2013 a riconquistare la parte nord del Mali dalle truppe islamiche, e continuata poi con l’operazione militare Barkhane, lanciata il 1° agosto 2014 e tutt’ora in corso. L’obiettivo di Barkhane è quello di assicurarsi che i governi dei Paesi del Sahel mantengano il controllo dei propri territori così da evitare lo sviluppo e l’infiltrazione di forze terroristiche in quelle aree. Non è un caso che questa regione abbia acquisito negli ultimi anni una sua identità strategica grazie alla formazione del cosiddetto G5 Sahel, che comprende i governi di Mali, Mauritania, Niger, Ciad e Burkina Faso, formatosi proprio nel 2014, contemporaneamente alla missione militare francese. La stabile collaborazione dei Governi del Sahel nel campo anche della sicurezza è un utilissimo supporto su cui la Francia e gli altri Paesi presenti aderenti alla Task Force Takuba possono contare per il contrasto e la lotta alla variegata rete di gruppi jihadisti presenti nella regione. Invano Parigi aveva cercato di coinvolgere altri attori internazionali nella missione Barkhane. Da qui nasce, alla fine del 2019, la necessità di una missione supplementare che poi si è concretizzata proprio nella Task Force Takuba dopo il vertice di Pau tra la Francia e i capi di governo dei Paesi del G5 Sahel, il 13 gennaio 2020. La partecipazione italiana alla Task Force è stata invece concordata dallo stesso Macron con l’allora premier Giuseppe Conte durante il vertice bilaterale del 27 febbraio 2020, a Napoli. La presenza italiana nell’operazione Takuba è stata poi approvata nella primavera dello scorso anno, con il cosiddetto “Decreto Missioni 2020”, che prevede la partecipazione italiana con un dispiegamento di circa 200 uomini delle Forze Speciali, 20 mezzi terrestri e 8 velivoli. È una missione di grande interesse nazionale poiché contribuire alla stabilizzazione del Sahel, significa contrastare attivamente fenomeni, quali il traffico di essere umani, il terrorismo e la radicalizzazione, le cui conseguenze impattano la sicurezza e la stabilità del Mediterraneo. Questa operazione si aggiunge alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (MISIN), attiva dal 2017, che vede la presenza italiana con quasi 300 soldati in territorio nigerino. Il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in un’intervista al quotidiano Repubblica, ha parlato dell’impegno italiano in Sahel da intendersi come complementare con quello in Libia, nel Corno d’Africa e nel Golfo di Guinea. Un’unica area di crisi, dunque, in cui l’interesse securitario nazionale non solo è strategico ma sembra essere quasi prioritario per l’Italia. La regione del Sahel è un’area vasta caratterizzata da forti tensioni, sociali e politiche, all’interno di Stati deboli che non hanno un controllo capillare sul territorio, con confini porosi tra i vari Paesi. Proprio la combinazione tra ampiezza del territorio e difficoltà nel controllarlo, rende questa regione un scenario ideale per la formazione e l’azione di gruppi legati al terrorismo islamico, che si traduce in traffici illeciti, sfruttamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di armi. I gruppi maggiormente attivi sono: Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM), ma anche al- Qaeda nel Magreb islamico (AQIM), Ansar al-Dine (AAD), e il Macina Liberation Front, oltre a ciò che resta dello Stato Islamico. Negli ultimi sei mesi la regione è stata testimone di una rapida escalation violenta, confermando la sensazione che la semplice militarizzazione dell’area non sia la panacea a tutti i mali. A tal proposito, appare utile, ricordare il terribile attentato di domenica 21 marzo 2021 nella regione di Tahoua, in Niger, al confine col Mali. Ben tre villaggi sono stati attaccati in poche ore da un gruppo di jihadisti che hanno sparato all’impazzata sui civili indifesi, mietendo complessivamente ben 137 vittime, 22 dei bambini. Sebbene per l’Italia la missione non sia affatto semplice da un punto di vista operativo, considerando il rischio che comporta una mancanza di esperienza e di conoscenza del teatro operativo, la Task Force si inquadra però in una strategia assolutamente coerente con gli obiettivi nazionali. Non a caso l’Italia partecipa schierando il secondo contingente più numeroso dopo quello francese, composto da forze altamente specializzate, e questo non solo perché, come si diceva prima, ci si aspetta di stabilizzare e rafforzare un’area caratterizzata da forti tensioni, ma anche per un ritorno strategico nel più vicino scenario libico. La Francia ha avuto nel tempo un comportamento ambiguo se non addirittura ostile agli interessi italiani in Libia, e il supporto di Parigi al complicato percorso di transizione che porta Tripoli alle elezioni di dicembre del 2021 sarebbe sicuramente importante. |
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