a cura di Ludovica Radici Nel corso dell’ultimo ventennio, l’Arabia Saudita si è trovata ad affrontare una delicata fase di transizione che l’ha portata a considerevoli cambiamenti interni. Governato da una monarchia assoluta di impronta fortemente wahhabita, il paese ha dovuto impegnarsi profondamente per contrastare la minaccia interna dell’estremismo islamico, in particolare a seguito degli attacchi dell’11 settembre 2001. Inoltre, l’economia saudita si regge sul petrolio, elemento che, fino a prima della crisi del 2008, ha portato al Paese profondi benefici finanziari, ma che ad oggi si profila come un limite, imponendo all’Arabia Saudita una condizione di “rentier state” in un mondo che sta cercando di spostarsi verso il consumo di fonti energetiche maggiormente sostenibili. Il monarca de facto dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, infine, è cosciente del fatto che il mondo attuale è profondamente cambiato, e del fatto che il regno che si trova ad ereditare deve conciliare l’identità nazionale saudita con i cambiamenti politici e tecnologici che il XXI secolo ha portato a livello internazionale. Per questi motivi, l’attuale establishment ha intrapreso riforme strutturali nell’impianto socio-economico del paese. Uno dei progetti con cui l’Arabia Saudita intende dare lustro alla propria immagine internazionale è senz’altro il Saudi Vision 2030, un piano di sviluppo approvato il 25 aprile 2016 con l’obiettivo di diversificare l’economia, creare nuove opportunità di lavoro, innalzare la qualità di vita del paese e portarlo ad una maggiore apertura nei confronti del resto del mondo, soprattutto dell’Occidente. Tra gli obiettivi del Saudi Vision 2030, vi è infatti una valorizzazione del patrimonio culturale saudita che passa sia dal rafforzamento dei flussi di turismo di matrice religiosa, con l’intento di accogliere più del triplo dei pellegrini attuali, che dal riconoscimento da parte dell’UNESCO di alcuni siti, in modo da aumentare il turismo laico internazionale. Inoltre, per quanto concerne la parte economica, l’Arabia Saudita identifica come prioritaria la diversificazione economica per potersi svincolare dall’immagine del “rentier state” per antonomasia, incrementando quindi il peso delle attività non legate all’industria petrolifera e petrolchimica. Le riforme saudite non si esauriscono qui: negli ultimi anni, il regno saudita ha compiuto alcuni passi avanti dal punto di vista delle libertà personali, ad esempio aprendo i cinema nel marzo 2018, ma soprattutto quando, a giugno dello stesso anno, le donne del regno hanno ottenuto il diritto di guidare. Ad aprile 2020, inoltre, l’Arabia Saudita, che detiene un triste primato nelle esecuzioni capitali annuali, ha abolito la pena di morte per i minorenni, con l’eccezione dei condannati per terrorismo. Si può dunque dire che l’Arabia Saudita abbia cominciato un percorso verso la realizzazione di maggiori diritti civili, oltre che verso un maggiore sviluppo economico? Purtroppo, nonostante questi cambiamenti, diverse organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti umani, ad esempio Amnesty International, hanno sottolineato come la strada da percorrere sia ancora molta, e non ci si deve far distrarre da riforme “cosmetiche” che potrebbero avere come obiettivo principale solo quello di attrarre i paesi occidentali. La condizione della donna in Arabia Saudita, ad esempio, è ancora fortemente condizionata dal sistema di tutela maschile, un insieme di leggi che sottopone la donna alla tutela di un maschio della sua famiglia, padre, marito o addirittura figlio, dalla nascita fino alla morte. Nel 2016, Human Rights Watch ha realizzato un report intitolato “Inscatolate: le donne e il sistema di tutela maschile dell’Arabia Saudita”, che esamina nel dettaglio le storie di molte donne i cui diritti sono quotidianamente negati, e mette in luce tutte le barriere formali e informali contro le quali una donna in Arabia Saudita si scontra ogni volta che deve prendere una decisione. Le limitazioni descritte in questo report, inoltre, sono comuni alle donne di tutte le classi sociali: dal ceto più alto a quello più basso la donna dovrà sempre ottenere il permesso del proprio tutore per spostarsi, per lavorare, per sposarsi e persino per uscire dal carcere. Se il tutore di una donna ritiene che ella abbia disonorato la famiglia e che non sia moralmente accettabile riaccoglierla in casa, la prigioniera non viene rilasciata. Nonostante alcuni cambiamenti nel sistema, come il già citato permesso di guidare per le donne nel 2018, o anche la possibilità di partecipare alle elezioni amministrative nel 2015 e la possibilità di viaggiare senza il permesso di un tutore per le donne maggiori di 21 anni accordata nel 2020, è dunque evidente che la condizione della donna in Arabia Saudita è ancora fortemente limitata. Anche il successo rappresentato dall’abolizione della pena di morte per i minori viene immediatamente ridimensionato, se si considera l’ampia applicazione della legge contro il terrorismo, unica circostanza che permette l’esecuzione di condannati minorenni. Nel codice penale saudita, infatti, anche atti che non siano necessariamente di natura violenta come “insultare la reputazione della nazione”, “causare disordine pubblico ”, o un vago “minacciare la stabilità della nazione” possono essere considerati atti di terrorismo. Questa legge, inoltre, si riferisce anche a cittadini non sauditi al di fuori del regno, che possono essere accusati di terrorismo per aver cercato di “minacciare gli interessi del paese, della sua economia, e della sicurezza sociale”. La legge anti-terrorismo garantisce anche ulteriori poteri al Ministro dell’Interno, che può ordinare l’arresto di sospettati di terrorismo senza rispettare il principio di giusto processo, e con la possibilità di accedere a tutte le informazioni private del sospettato, senza la supervisione di un organo giudiziario. Nonostante le riforme socio-economiche e il progresso tecnologico, purtroppo l’Arabia Saudita rimane un paese intrappolato nel suo estremo conservatorismo e in dinamiche dittatoriali. I passi compiuti devono senz’altro essere riconosciuti e accolti favorevolmente, ma è chiaro che la strada da percorrere è ancora molta, ed è importante non farsi distrarre dai successi ottenuti finora.
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