Il confronto tra Stati Uniti e Cina: la lotta globale per le installazioni di basi militari7/3/2022
a cura di Edoardo Tagliabue In questo momento storico, lo stretto di Taiwan risulta essere il principale luogo di rivalità per la supremazia militare tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, tale rivalità, si sta giocando anche in altre aree del globo distanti dalle zone marittime contese nel Mar Cinese Meridionale. Pechino cerca di espandere la sua presenza militare, mentre allo stesso tempo Washington cerca di ostacolare questo processo di espansionismo sul posizionamento delle basi militari in regioni altamente strategiche. Da tempo, la Repubblica Popolare Cinese ambisce a creare la sua prima base militare permanente sulle coste dell’Oceano Atlantico. Secondo il “The Wall Street Journal” il progetto di Pechino si sta realizzando sulle coste della piccola nazione africana della Guinea Equatoriale. Il “The Economist” statunitense ha dichiarato che la presenza della Cina sulla costa atlantica dell’Africa aumenterebbe inevitabilmente la minaccia per gli Stati Uniti, in quanto una delle funzioni principali della futura base militare sarà quella di rifornire la flotta militare cinese di stanza nell'Oceano Atlantico, creando i presupposti per una flotta militare permanente sulle coste africane. Lo scorso aprile, il Generale Stephen Townsend, Comandante dello United States Africa Command, ha affermato, davanti al Senato degli Stati Uniti, che la minaccia più significativa della Cina deriverebbe dalla costruzione di una struttura navale con capacità militari sulla costa atlantica dell’Africa. Inoltre, lo scorso ottobre, il Vice Consigliere per la sicurezza nazionale, Jonathan Finer, si è recato in Guinea Equatoriale nel tentativo di convincere il Presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo a rifiutare il progetto infrastrutturale della Cina. Un primo contatto di Pechino con il Paese africano si era verificato già nel 2006, quando le autorità cinesi hanno iniziato ad investire nel progetto di ristrutturazione ed espansione del porto di Bata: infatti, sarebbe proprio in questa sede che la Cina vorrebbe far sorgere la sua installazione militare. Se ciò si realizzasse, avere la marina militare cinese sulle sponde dell’Atlantico inaugurerebbe una nuova fase della competizione strategica globale tra Stati Uniti e Cina. La prima base militare cinese all’estero è sorta nel 2017 a Gibuti in Africa orientale, a cavallo tra l’Oceano Indiano e lo strategico Canale di Suez; di conseguenza, le due scelte strategiche di Pechino per le installazioni della basi militare in Africa sembrerebbero segnalare che il gigante asiatico voglia l’accesso militare, ma anche con prospettive commerciali e politiche nell’ottica della Via della Seta ad entrambi gli oceani, puntando ad aumentare la competizione globale con gli Stati Uniti. Recentemente un’altra schermaglia tra Washington e Pechino sulla questione delle installazioni di basi militari si è aggiunta al quadro di tensione politico-militare tra le due potenze. Infatti, alcune fonti giornalistiche statunitensi e agenzie di intelligence, hanno scoperto che la Cina era in procinto di avviare progetti concreti per la costruzione di un’installazione militare nel porto di Khalifa, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. La rilevazione del progetto infrastrutturale di Pechino ha provocato forti tensioni che avrebbero potuto compromettere il rapporto di sicurezza tra Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti. Tuttavia, Gli Stati Uniti hanno fatto valere le proprie prerogative nei confronti degli Emirati Arabi Uniti per impedire il via libera al progetto di costruzione di una base militare nella città di Abu Dhabi da parte delle autorità militari cinesi. Questo per diversi fattori quali la cooperazione nell’intelligence, la vendita di asset militari all’avanguardia, ma soprattutto l’utilizzo da parte degli Stati Uniti della base aerea di Al Dhafra (ai soli 30 km da Abu Dhabi, dove avrebbe dovuto sorgere la base militare cinese). Il Paese del Golfo arabico non è l’unico luogo dove l’impronta militare cinese sta cercando di espandersi: · nel 2016, l’esercito cinese ha costruito basi aeree e altre installazioni nel Mar Cinese Meridionale, fortemente rivendicato da Pechino come zona economica esclusiva, spesso su atolli artificiali costruiti in violazione del diritto internazionale del mare; · nel 2017, come descritto in precedenza, la Cina ha inaugurato l’apertura della propria base militare a Gibuti. Si tratta, in particolare, della prima base militare cinese all’estero, base che ha la funzione principale di rifornimento delle navi che prendono parte alle missioni di peacekeeping in Yemen e in Somalia; · nel 2019, gli Stati Uniti hanno accusato la Cambogia per la mancanza di trasparenza sulle attività di costruzione cinesi nella sua più grande base navale — Ream — esortando Pechino a rivelare l’intera portata del coinvolgimento militare. La Cina ha diverse ragioni per espandere la potenza del proprio esercito e rendere la portata della sua azione militare globale, attraverso l’installazione di basi in diversi Paesi strategici. Uno dei motivi alla base di questa strategia è la forte dipendenza di Pechino dalle importazioni di energia che devono passare necessariamente attraverso le acque internazionali del Golfo Persico sotto il controllo e la supervisione della marina militare statunitense. La strategia cinese potrebbe far crescere la tensione politica e militare in alcuni degli stretti marittimi internazionali, e più in generale, Washington e i suoi alleati non godrebbero più di un accesso libero i alle rotte di navigazione, ma dovrebbero preoccuparsi di confrontarsi con la marina militare cinese Tuttavia, la presenza globale degli Stati Uniti porta alla concentrazione delle risorse militari e civili in diverse aree a livello internazionale, limitando una presenza militare massiccia della propria Marina nelle aree marittime del Pacifico, che al momento sono oggetto di tensioni e rivendicazioni da parte di diversi Paesi asiatici. Ad esempio, la presenza militare statunitense nel Golfo Persico, soprattutto nel controllo del commercio del petrolio nello Stretto di Hormuz, impiega risorse militari che non possono essere disponibili nello Stretto di Taiwan, dove la marina cinese si fa sempre più preponderante. Contemporaneamente, gli Stati Uniti esortano i propri alleati regionali a rivolgere più preoccupazioni all’espansionismo cinese e supportare Washington nelle diverse aree globali ad alte tensioni politiche, poiché un eventuale intensificarsi della conflittualità tra Stati Uniti e Cina porterebbe l’esercito americano a concentrare meno risorse in altri teatri internazionali in modo tale da rivolgere più attenzioni nel Sud-Est asiatico. La competizione globale e strategica tra Pechino e Washington si sta allargando anche dal punto di vista della supremazia militare: in particolare, Pechino ha l’obbiettivo a lungo termine di ampliare oltre i propri confini la sua presenza militare, tramite le installazioni di basi in diverse aree strategiche del globo.
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