Vittorio Ruocco, Programma sulla politica estera italiana
Immaginare la vita quotidiana di ciascuno e di tutti senza energia è, al giorno d’oggi, uno scenario di facile prevedibilità ma di superficiale considerazione nella pianificazione del presente e del futuro, sebbene proprio la sicurezza energetica rappresenti una delle tre sfere del più ampio concetto di sicurezza nazionale. Dall’interventismo statunitense in Medio Oriente alla vigilanza dei traffici marittimi nei choke points, dallo sfruttamento coloniale di materie prime alle trivellazioni petrolifere, l’approvvigionamento energetico rappresenta da tempo un elemento-chiave nei rapporti tra gli Stati, d’importanza tale da favorire una cooperazione internazionale in consessi a tal fine deputati, come l’Agenzia Internazionale per l’Energia, l’OPEC o il Gas Exporting Council Forum. In quest’ottica, è significativo come anche il processo di integrazione europeo riponga le sue basi proprio nella condivisione della principale risorsa energetica fino agli anni Settanta del Novecento: il carbone. A partire dal secondo dopoguerra, l’impellente necessità di assicurarsi le materie prime energetiche di cui il crescente apparato industriale aveva bisogno, così negli anni Cinquanta e Sessanta come ai giorni nostri, ha notevolmente influenzato la politica estera italiana. All’origine del neo-atlantismo dell’imprenditore-politico Enrico Mattei v’era, infatti, la ricerca di un equilibrio tra l’amicizia statunitense e la vicinanza politica alle questioni mediorientali, funzionale anche all’ottenimento di petrolio e gas. Oggi, il futuro dell’approvvigionamento energetico nel mondo sembra allontanarsi dai combustibili fossili per incamminarsi verso lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER), un settore in cui l’Italia, settima al mondo, ha investito 82,9 miliardi di dollari nel periodo 2010-2019, dopo Cina, Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito e India e seguita da Brasile e Francia. Secondo la prima analisi trimestrale dell’ENEA[1] di quest’anno, nel 2020 la quota di combustibili fossili nel mix di consumo energetico annuo ha toccato il minimo storico dal 1961 ed è stimata pari a circa il 72%, confermando il trend decennale di decrescita. Alle FER, invece, è riconosciuto un contributo del 23% sul mix energetico, evidenziando il loro raddoppio nell’arco del decennio 2010-2020 nella produzione elettrica con una crescita dal 20 al 38%, sebbene la produzione FER sia in calo a partire dal 2014 a causa di minori investimenti. Nel settore delle energie rinnovabili l’Italia ha un ruolo di assoluto rilievo, ponendosi alla guida dei Paesi europei sia per energia geotermica che per energia idroelettrica. Nel periodo 2004-2019, il consumo di energia da fonti rinnovabili ha raddoppiato da 6,3% al 18,2%, avendo già superato il target fissato al 17% per il 2020 (Eurostat, 2020). La Nota di aggiornamento al DEF 2020 indica un investimento di 6,76 miliardi di euro nel triennio 2021-2013 per l’efficientamento energetico e l’adeguamento antisismico degli immobili, a cui si aggiungono i 29,55 mld di euro inseriti nella programmazione del Recovery Fund italiano per la medesima finalità. La bozza Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), presentata dal governo Conte al Parlamento il 12 gennaio scorso, prevede l’ulteriore impiego di 18,22 miliardi di euro per l’energia rinnovabile, l’idrogeno e la mobilità sostenibile, con un impegno finanziario totale di 69,8 miliardi per il capitolo della rivoluzione verde e transizione ecologica, il più consistente. Non è un caso, infatti, che il nuovo governo Draghi abbia deciso di dotarsi di un ministero per la transizione ecologica, a cui saranno affidati, tra l’altro, i compiti relativi alla decarbonizzazione e all’efficientamento energetico. La proliferazione delle FER costituisce non solo un passo in avanti verso una maggiore sostenibilità ambientale ma contribuirebbe altresì a limitare la dipendenza italiana dalle importazioni di petrolio greggio e gas dall’estero. In particolare, l’approvvigionamento della prima fonte energetica del Paese, il gas, consiste quasi esclusivamente nelle importazioni dall’estero (circa il 93% nel 2020): primo contribuente è la Russia, seguita da Algeria, Paesi del nord Europa e la Libia. Nelle importazioni di petrolio greggio, invece, il primo Paese collocato in vetta alla classifica è l’Azerbaijan (19,8%) e a catena Iraq, Arabia Saudita, Russia, Kazakistan e Nigeria. Tuttavia, le restrizioni imposte dalla diffusione del Coronavirus hanno provocato una consistente riduzione dei consumi petroliferi e delle importazioni, le quali hanno registrato il minimo storico negli ultimi dieci anni (-21% rispetto al 2019), mentre il confinamento domiciliare ha evidenziato considerevolmente l’irrinunciabile esigenza di energia nelle attività umane. Ciò ha riportato alla luce la rilevanza della sicurezza energetica, tema a cui si dedicano interamente una serie di documenti programmatici governativi, come la Strategia energetica nazionale (SEN), il Piano per la Strategia Energetica della Difesa 2019 e il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). Dalla programmazione italiana ed europea ne deriva, quindi, che l’approvvigionamento energetico costituirà ancora un dossier caldo e importante nelle relazioni internazionali. Le minacce piratesche alla sicurezza dei trasporti marittimi (petroliferi) nello stretto di Hormuz, lungo le coste yemenite e somale e nel golfo di Guinea rendono indispensabili l’attivismo italiano nelle missioni militari internazionali e una costante mediazione nei consessi multilaterali. In quanto Unione dell’energia, è proprio nel quadro europeo che si estrinseca la politica energetica italiana, in necessaria coordinazione con le strategie degli altri Stati membri sul nuovo Green Deal europeo, presentato dalla Commissione nel dicembre 2019 e proiettato verso l’obiettivo di neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. Anche il G20, in realtà, risulta essere un organismo molto importante nella transizione energetica italiana. Già dal 2009 i Paesi membri del G20 hanno avviato un programma volontario di Peer review di rapporti nazionali sui sussidi ai combustibili fossili (FFS), a cui l’Italia ha partecipato nel 2018 insieme all’Indonesia. La presidenza italiana del consesso sarà funzionale ad un maggiore attivismo nella proliferazione delle FER e nella cooperazione globale sulla transizione energetica, cui è dedicato uno specifico working group, la cui prima riunione si terrà proprio il 22 e il 23 marzo, e una riunione ministeriale prevista per il 22-23 luglio a Napoli. [1] Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) |
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