a cura di Carlo Comensoli e Miriam Viscusi, Elections Hub
Il prossimo mercoledì i cittadini olandesi saranno chiamati alle urne per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti. Si tratta del ramo degli Stati Generali (questo il nome del Parlamento dei Paesi Bassi con sede all’Aja) che ha l’iniziativa di legge e che, tra le altre funzioni, vota la fiducia al governo. La camera è composta da 150 seggi attribuiti con un sistema proporzionale puro basato sui risultati delle elezioni legislative. Vista la legge elettorale e la partecipazione di un alto numero di partiti (quest’anno ben 37 partiti parteciperanno alle elezioni), il governo è normalmente il risultato di un accordo di coalizione. Il Primo Ministro viene nominato con decreto reale in base alla maggioranza alla Camera Basse, che vota poi la fiducia al governo. A differenza della Camera, il Senato è composto da membri eletti da rappresentanti provinciali; può esercitare il diritto di veto ma non può proporre disegni di legge o emendamenti. Gli Stati Generali si riuniscono in sessione congiunta solo una volta ogni dodici mesi in occasione dell’inaugurazione dell’anno parlamentare, momento celebrato in genere da un discorso del monarca. Il voto del 2017 aveva determinato una coalizione di governo di centrodestra formata dal Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), di cui è segretario il Primo Ministro uscente Mark Rutte, Appello Cristiano Democratico (CDA), partito che esprime il Ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, l’Unione Cristiana (CU) ed il partito liberale centrista D66. Stando ai sondaggi a una settimana dal voto, la prossima legislatura vedrebbe comunque una maggioranza di centrodestra. Infatti, secondo una recente proiezione riportata da Peilingwijzer, il voto del 17 marzo prossimo dovrebbe portare a un incremento delle preferenze per il VVD, nonostante la recente crisi di governo e le dimissioni dello scorso 15 gennaio. Secondo questi sondaggi, infatti, il partito guidato dal Primo Ministro uscente sarebbe intorno al 24% delle preferenze, quasi tre punti percentuali in più rispetto alle scorse legislative del 2017. Sempre all’interno della coalizione di governo, secondo le ultime stime, la CDA vedrebbe l’11% circa dei consensi, risultato che se fosse confermato alle urne registrerebbe un leggero calo rispetto a quello di cinque anni fa. Invece, il partito liberale europeista D66 nei sondaggi è dato in calo intorno al 9,7%, due punti in meno rispetto al voto del 2017, mentre la CU dovrebbe consolidare il proprio elettorato intorno al 4% delle preferenze. Per quanto riguarda i partiti dell’opposizione, il Partito della Libertà (PVV) di Geert Wilders, conservatore ed euroscettico, così come cinque anni fa sarebbe il secondo per numero di consensi, stimati intorno al 12%. Per il partito di estrema destra Forum per la Democrazia (FvD) guidato da Thierry Baudet, invece, le legislative del 2021 non si prospettano un successo: le battaglie interne al partito probabilmente influiranno sui risultati elettorali con un calo dei consensi. Il FvD attualmente occupa due seggi alla Camera, e secondo i sondaggi di queste settimane alle prossime legislative non dovrebbe ottenere più del 3% delle preferenze. Il voto del 2017 aveva visto un exploit del PVV e al contempo l’implosione del centrosinistra, area in cui il Partito del Lavoro (PvdA) era crollato dal 24,8 al 5,7%. Dopo quattro anni, i consensi per il PvdA sarebbero in leggero aumento, intorno all’8%. Tuttavia, qualora questo risultato fosse confermato, non gli permetterebbe comunque di entrare a far parte della maggioranza di governo. Lo stesso vale per il Partito Socialista (SP), dato intorno al 7%, due punti percentuali in meno rispetto a quattro anni fa. Nonostante le ricadute dello scandalo dei sussidi sull’opinione pubblica e la criticata gestione della pandemia, una vittoria della sinistra è quindi improbabile. Alla luce dei possibili scenari post-voto, si prefigura una nuova coalizione di centrodestra al governo guidata da Mark Rutte, per il quale sarebbe il quarto mandato come Primo Ministro. Il fattore che potrebbe eventualmente determinare una svolta rispetto alla legislatura uscente è l’ingresso del PVV nella maggioranza. Nonostante fosse il secondo gruppo per numero di seggi alla Camera dei Rappresentanti, il partito di Wilders quattro anni fa aveva preferito rimanere all’opposizione. Rispetto alle scorse elezioni del 2017, il Partito della Libertà ha presentato un programma di cinquanta pagine più articolato; durante la campagna elettorale, inoltre, Wilders si è reso disponibile a formare una coalizione di governo con i partiti che risulteranno vincitori alle urne. Da un lato, nonostante le evidenti divergenze ideologiche, questo potrebbe eventualmente favorire la formazione di una maggioranza più solida. Ciononostante, durante la campagna elettorale i rappresentanti dei partiti rappresentativi della maggioranza governativa, compreso Rutte, hanno chiaramente escluso la possibilità di un accordo di governo con Wilders. Se da un lato, quindi, a una settimana dal voto si prospetta un nuovo esecutivo guidato da Mark Rutte, l’incognita più grande rimane la possibile coalizione di governo che dovrà lavorare su temi delicati come la gestione del post-pandemia, la ripresa economica, l’utilizzo dei fondi del Recovery plan e la crisi ambientale. |
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