a cura di Elisabetta Crevatin Quale ruolo ha la NATO nel disarmo nucleare? Questo il tema centrale del ciclo di conferenze organizzato dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) in collaborazione con la Farnesina nei giorni 15 e 16 Febbraio. Il primo appuntamento ha visto una tavola rotonda tra giovani professionisti e quattro importanti accademici che hanno discusso le loro recenti pubblicazioni: Rose Gottemoeller, Katarzyna Kubiak, Leopoldo Nuti e Wilfred Wan. La seconda giornata, invece, è stata incentrata nell’esaminare le loro ricerche con altri relatori internazionali per snocciolare il presente e il futuro della NATO. A livello generale, fin dagli anni Sessanta, l’Alleanza Atlantica si è posta come obiettivo quello di contenere la diffusione delle armi nucleari a livello orizzontale – limitando gli stati che possono detenerle – e verticale – garantendo che gli armamenti dei “P5” continuino a svolgere un ruolo deterrente senza proliferazione. Essendo però numerose le sfide geopolitiche che stanno mettendo a repentaglio la credibilità sia dell’Alleanza che delle altre potenze mondiali riguardo al disarmo, il seminario è stato un’arena di approfondimento di tali tematiche. Conviene quindi partire enucleando quelle più pressanti. Tra le sfide principali, la prima domanda è se la deterrenza nucleare sia strategicamente compatibile con il controllo degli armamenti. Se Jessica Cox, Direttrice del NATO Nuclear Policy Directorate, ha stabilito che “la deterrenza nucleare rimane una priorità per la NATO, considerando le recenti violazioni della Russia in merito al trattato dei missili a medio raggio e a irregolari esercitazioni nucleari”, Gottemoeller e Hill concordano che la deterrenza è un aspetto chiave dell’identità dell’Alleanza Atlantica. Procedere alla totale denuclearizzazione atlantica, senza che la Russia e la Cina svolgano lo stesso, provocherebbe un’enorme destabilizzazione geopolitica. Ed è proprio a tal proposito che la maggioranza dei membri NATO si è astenuta nel votare a favore del recente Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), ritenendo che esso vada in contrasto con i principi del Trattato di non Proliferazione. A rovescio della medaglia, il delegato austriaco Alexander Kmentt ha osservato come tale mossa disincentivi il dialogo e la credibilità stessa della NATO riguardante il disarmo. In aggiunta, sono proprio le nazioni che detengono gli arsenali nucleari, coloro che dovrebbero promuovere con più determinazione tali politiche. Secondo enigma è il fatto che la NATO non è una coalizione tra pari, essendo gli Stati Uniti coloro che possiedono la stragrande maggioranza delle testate, con Francia ed Inghilterra a loro seguito. Sebbene altri cinque paesi europei hanno nel loro territorio degli armamenti nucleari, essi sono americani, creando quindi uno squilibrio strategico. Durante più mandati, come quelli di Bush Junior e Trump, gli Stati Uniti hanno preso decisioni in merito al nucleare senza consultare adeguatamente gli altri paesi membri. Gli stati europei, quindi, necessitano di avere più voce in capitolo a tal riguardo, date le numerose minacce in materia di sicurezza che devono affrontare: dall’invasione russa della Crimea alle esercitazioni nucleari irregolari a Kaliningrad, per non dimenticare la crisi degli euromissili. In tale marasma, quale ruolo detiene l’Unione europea? Rimarrà la NATO il centro nevralgico di dialogo tra paesi europei a proposito del controllo degli arsenali? Considerando che un’Europa senza nucleare è possibile, sebbene improbabile, tali domande devono trovare una risposta tempestiva. A complicare ancora il tutto è il multipolarismo destabilizzante di paesi che possiedono armamenti nucleari: dall’India alla Corea del Nord, dal Pakistan alla Cina. Come ricorda il Professore Eric Terzuolo, “i paesi europei stanno guardando con sempre più allarmismo ad Oriente”, e l’avvento di nuove tecnologie sta accelerando tale processo. Nonostante le avversità, la maggioranza dei paesi e delle organizzazioni concordano nell’avanzamento del disarmo nucleare, e quindi la causa di attriti è il metodo con cui arrivarci, non l’obiettivo stesso. A tal proposito, come l’Ambasciatore Carlo Trezza ha precisato, la presidenza Biden è un vento di speranza in ambito di disarmo, avendo già aderito assieme alla Russia nel prorogare il Trattato New Start. E’ inoltre risaputa l’inclinazione dell’attuale Presidente nell’agire più concretamente in ambito di controllo degli armamenti, e nel consultare proattivamente gli stati membri della NATO. Jens Stoltenberg è un altro personaggio positivo per la causa, avendo “lanciato” da poco il piano NATO 2030, che tra gli altri obiettivi prevede l’implementazione e rinnovo del Trattato di non Proliferazione Nucleare, e la modernizzazione del documento di Vienna. Inoltre, satelliti e droni sono beni potenziali per rafforzare il monitoraggio delle testate nucleari, e un migliore uso del “C3” potrebbe limitare i danni causati da attacchi cyber. A livello dottrinale, la riduzione del rischio nucleare è efficace per minimizzare la possibilità di detonazione, riducendo “falsi positivi” ed escalations tra stati, così da allontanarsi dalla possibilità di una guerra nucleare. Nella pratica, i codici di condotta dovrebbero circoscrivere gli scenari per poter utilizzare il nucleare; e la cooperazione tra stati e organizzazioni, come la NATO, dovrebbe essere rafforzata, per lo scambio di informazioni riguardanti attacchi terroristici svolti da attori non statali. Per ultimo, ma non per importanza, è la continua adattazione e messa in vigore di convenzioni concernenti le armi di distruzione di massa. Tra gli altri, il Trattato sui Cieli aperti, quello sui missili nucleari a medio raggio (INF) e il Trattato di non Proliferazione Nucleare – la cui conferenza avverrà quest’anno - garantiscono ciò. Bisogna continuare la discussione riguardante l’entrata in vigore del TPNW e incentivare il dialogo tra Iran e Stati Uniti in promozione dell’accordo sul nucleare iraniano. Se la NATO non è la soluzione a tutti i mali, ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale a riguardo del nucleare, sia a livello di deterrenza che nel disarmo. L’Alleanza Atlantica, con buona probabilità, continuerà ad attuare questo doppio approccio strategico, ed è dovere di tutti gli attori internazionali quello di continuare a prioritizzare la denuclearizzazione nelle loro agende, nonché disincentivare “l’egemonia a basso costo”.
|
|