a cura di Cristiana Oliva Sei episodi, sei finestre per affacciarsi sulla società saudita in una nuova serie Netflix “Six Windows in the Desert”. Il progetto consiste in sei cortometraggi raccolti in una serie, girata negli ultimi cinque anni in diverse città del Regno da Telfaz11, uno studio multimediale creativo dell'Arabia Saudita specializzato in contenuti di intrattenimento di rilevanza locale. Ogni finestra tratta un tabù della società del Regno, come l’estremismo, il ruolo della donna e il patriarcato. Episodio 1: Wasati (2016) – L’estremismo “Wasati” di Ali Alkalthami, regista, produttore, scrittore di contenuti, attore e co-fondatore di C3Films e Telfaz11, si basa su eventi reali accaduti durante uno spettacolo teatrale a Riad dieci anni fa. Lo spettacolo si chiamava "Wasati bela Wastiah" che si traduce approssimativamente in "Un moderato senza una via di mezzo". Durante lo spettacolo, eseguito dagli studenti dell'Università Al Yamamah di Riyadh, un gruppo di estremisti attaccò il teatro. L'evento attirò molta attenzione nella società saudita e ora si pone come una delle ultime vestigia della vecchia posizione del Regno nei confronti delle arti. Ciò che distingue il film, tuttavia, non è la sua rappresentazione dell'incidente, ma il modo in cui riesce a trasformare ciò che è accaduto e renderlo un evento positivo nella storia saudita moderna. Il Regno è rappresentato da un personaggio che lavora in un negozio di musica e inizia a perdere la vista gradualmente, fino a quando un giorno è completamente cieco. Prima di farlo, però, attraversa un periodo di esplorazione artistica, guardando film classici e ammirando dipinti da tutto il mondo. Il cieco viene quindi visto assistere alla fatale recita universitaria e, mentre tutti erano impegnati con i combattimenti, una scarpa gli colpisce la testa e in qualche modo gli restituisce parzialmente la vista. Un'allegoria di un campanello d'allarme. Episodio 2: Is Sumyati going to Hell? (2016) – La Kafala Un film di Meshal Aljaser, girato attraverso gli occhi di Layan, la figlia più piccola di una famiglia che impiega la cameriera Sumyati. Dovendo affrontare il razzismo dei suoi datori di lavoro, Sumyati cerca di sopravvivere a un sistema noto come kafala. La kafala è un quadro giuridico che definisce la relazione tra i lavoratori migranti e i loro datori di lavoro in Giordania, Libano e tutti gli stati arabi del Golfo, tranne l'Iraq. Il sistema è stato creato per fornire manodopera abbondante e a buon mercato in un'epoca di forte crescita economica, ed i suoi difensori sostengono l’idea che avvantaggi le imprese locali e aiuti a guidare lo sviluppo. Ma il sistema è diventato sempre più controverso a causa della mancanza di regolamenti e tutele per i diritti dei lavoratori migranti, che spesso si traduce in salari bassi, cattive condizioni di lavoro e abusi sui dipendenti. La discriminazione razziale e la violenza di genere sono endemiche. In base a questo sistema, lo stato concede a individui o aziende locali permessi di sponsorizzazione per assumere lavoratori stranieri. Poiché i visti di soggiorno e di occupazione dei lavoratori sono collegati e solo gli sponsor possono rinnovarli o revocarli, il sistema conferisce ai privati cittadini, piuttosto che allo stato, il controllo sugli status legali dei lavoratori, creando uno squilibrio di potere che gli sponsor possono sfruttare. Inizialmente, il sistema favoriva principalmente i lavoratori arabi dei paesi vicini come l'Egitto. Ma dopo il boom del petrolio degli anni '70, la preferenza si è rivolta ai lavoratori non arabi, specialmente quelli dell'Asia meridionale, a causa del desiderio di manodopera più economica e dei timori che gli espatriati arabi avrebbero diffuso un'ideologia panaraba che avrebbe potuto minare le monarchie del Golfo. I lavoratori asiatici diventarono la maggioranza dopo la prima guerra del Golfo, quando circa due milioni di egiziani, palestinesi e yemeniti furono espulsi dalla regione per il sostegno dei loro governi all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq di Saddam. Episodio 3: Predicament in Sight (2016): – La convivenza Un cortometraggio di fantascienza ambientato negli anni '70. Diretto da Fairs Godus, il corto racconta la storia di alcuni sopravvissuti a un incidente aereo in un'area desertica e isolata. I superstiti sono costretti a coesistere dopo che i molteplici tentativi di comunicare con il mondo esterno sono falliti. Nelle difficoltà e nell'angoscia, la verità umana può apparire senza falsificazioni e abbellimenti, soprattutto quando si sente il pericolo di perdere la vita, facendo emergere l'istinto di sopravvivenza. Episodio 4: The Rat– L’autorità patriarcale “The Rat” è il corto più sovversivo. Il film inizia con il riferimento a uno dei classici della letteratura moderna attraverso la frase di apertura: "Questa è la storia dell'uomo che divenne un topo". Questo ci porta direttamente alla "Metamorfosi" di Franz Kafka, che inizia con la trasformazione del protagonista Franz Samsa in un grande insetto. Questo incipit inquadra i temi del film, che sono l'autorità patriarcale da sempre associata alla biografia di Kafka e alla sua critica della burocrazia nei romanzi. Il primo fotogramma del film conferma questo tema, e addirittura prevede la fine del film attraverso la vecchia televisione con le sue sfumature nere e la frase “la paura trionfa” nell'angolo dello schermo. Episodio 5: 27th of Shaban (2019) – L’amore All'inizio degli anni 2000, Mohammed e Nouf si incontrano per un appuntamento; un atto proibito in Arabia Saudita. Questo film di Mohamed Al Salman mostra come si svolge l’incontro. Le relazioni prematrimoniali rimangono ancora un tabù in una società in cui il matrimonio è generalmente deciso dagli anziani della famiglia, costringendo le coppie a mantenere la loro storia d'amore non autorizzata in silenzio. Inoltre, è considerato sia immorale che illegale che due persone di sesso opposto non imparentate e non sposate trascorrano del tempo insieme. Gli appuntamenti segreti rivelano la doppia vita dei giovani sauditi, in cerca di libertà sociali che non vengono fornite dal Paese. Episodio 6: Curtain (2018) – Molestie nei confronti delle donne lavoratrici In questo film, la protagonista, Maryam, un'infermiera saudita, affronta le sfide del suo presente e del suo passato nei suoi primi giorni di carriera in ospedale. La ragazza sfugge a eventi traumatici e deve affrontare la paura e il giudizio sul posto di lavoro. La violenza contro le donne è una sfida importante per il Regno. I tipi comuni di violenza includono molestie fisiche, abusi sessuali, aggressioni, mobbing e bullismo. Alcuni studi hanno mostrato come sia molto comune per le infermiere ricevere delle molestie da parte di pazienti, parenti e colleghi. In un paese come l'Arabia Saudita le cui istituzioni formali sono fortemente mediate da meccanismi informali di autorità, le dinamiche sociali hanno un peso politico maggiore che altrove. Una società piramidale, dove la perdita di un singolo tassello comporterebbe il crollo dell’intero sistema. La Casa dei Saud ha così dovuto costruire nei suoi pochi anni di vita una cultura che potesse legittimare il suo potere. Ed in questo continuo processo di nation building, l’Islam, il ruolo della donna nella società, il patriarcato, il collettivismo ed il rapporto con “l’altro” sono elementi in evoluzione che stridono con l’imposizione culturale voluta dal regime. Negli anni trascorsi da quando il principe ereditario Mohammed bin Salman è salito al potere come sovrano de facto dell'Arabia Saudita, nel regno ultraconservatore sono state introdotte diverse riforme sociali che hanno catturato i titoli dei giornali. Inizialmente, il ritmo ha permesso al principe ereditario di dipingere se stesso come un modernizzatore. Tuttavia, come si indaga nel documentario di FRONTLINE, la sua ascesa al potere è stata accompagnata da una repressione del dissenso politico e dell'attivismo. Più del 60% della popolazione saudita ha meno di 30 anni e tra questi gruppi demografici vi sono un gran numero di giovani insoddisfatti dell'attuale contratto sociale, che è vincolato a regole rigidamente conservatrici. È indubbio che il regno necessita di un cambiamento prima che imploda dall’interno.
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