Verso le legislative nei Paesi Bassi: le dimissioni di Rutte e l’attuale situazione politica26/2/2021
A cura di Carlo Comensoli, Elections Hub
Lo scorso 15 gennaio il Primo Ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte ha rassegnato le dimissioni in seguito a uno scandalo riguardante il sistema fiscale olandese. Il governo rimane tuttora in carica per gli affari correnti fino alla regolare scadenza della legislatura e alle elezioni per il rinnovo dei centocinquanta seggi della Camera dei Rappresentanti fissate per il prossimo 17 marzo. Lo scandalo che ha causato le dimissioni del governo è stato portato alla luce da un rapporto parlamentare riguardante dei sussidi familiari. A partire dal 2012, lo Stato olandese, sulla base di false accuse di frode fiscale, ha spesso richiesto la restituzione dei sussidi a molte famiglie destinatarie degli stessi. Il rapporto ha evidenziato l’approccio troppo intransigente del fisco nello stabilire il criterio per la sospensione dell’assegno mensile, pensato originariamente come aiuto economico per la crescita dei figli. A causa di semplici errori burocratici come una firma mancante, circa ventimila famiglie hanno dovuto restituire quanto percepito mensilmente, arrivando in alcuni casi a indebitarsi. Mentre i risultati dell’inchiesta parlamentare parlano di “ingiustizia senza precedenti”, da un’indagine indipendente è emerso come in molti casi le accuse di frode fossero peraltro discriminatorie nei confronti di famiglie di doppia cittadinanza e di origine straniera. Molti osservatori, inoltre, hanno sottolineato come questo rigido sistema fiscale e lo zelo degli ispettori delle imposte nell’attribuzione di assegni familiari coesiste di fatto con delle politiche molto flessibili nei confronti delle multinazionali, che hanno portato i Paesi Bassi a essere considerati un paradiso fiscale nel cuore dell’Unione europea. Per Rutte, in carica consecutivamente dal 2010, si è trattato del terzo mandato come Primo Ministro olandese. Quest’ultimo governo a cui era a capo era il risultato di una coalizione di centro-destra formatasi dopo le elezioni del 2017, formata dal Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (noto anche all’estero con la sigla olandese VVD e di cui Rutte è leader dal 2006), Appello Cristiano Democratico (CDA, partito che nella colazione esprime il Ministro delle Finanze dimissionario Wopke Hoekstra), il partito liberale europeista D66, aderente all’ALDE, e l’Unione Cristiana, un partito centrista con posizioni conservatrici sui diritti civili. Nessuno dei partiti che compongono l’attuale maggioranza ha optato per lo scioglimento dell’assemblea legislativa, e questo ha permesso all’esecutivo di rimanere in carica per il regolare svolgimento degli affari correnti e la gestione della pandemia fino alle elezioni che erano già state regolarmente programmate per il mese prossimo. Lo scandalo ha coinvolto anche l’opposizione: nel centro-sinistra, Lodewijk Asscher, si è dimesso dall’incarico di leader del Partito del Lavoro (PvdA) a soli due mesi dalle elezioni. Tra il 2012 e il 2017, infatti, quando si sono verificati numerosi casi che hanno poi portato all’inchiesta sui sussidi familiari, Asscher era Ministro degli Affari Sociali e del Lavoro in coalizione con Mark Rutte. Le scorse elezioni legislative del 2017 avevano poi portato a una significativa perdita di consensi per il PvdA e contemporaneamente a un exploit del Partito per le Libertà (PVV), sovranista ed euroscettico, noto all’estero per il leader Geert Wilders. Pur non facendo parte della coalizione di governo, il PVV attualmente occupa venti seggi nella Camera dei Rappresentanti. La campagna elettorale per le prossime legislative coincide con un momento cruciale per la gestione della pandemia di COVID-19. Proprio in concomitanza con le dimissioni di Rutte, il 17 gennaio scorso è avvenuta la prima delle tre manifestazioni non autorizzate contro la decisione del governo di imporre un coprifuoco generale. In quell’occasione come anche durante le ulteriori proteste del 24 gennaio, la polizia ha risposto con la violenza e con l’arresto di centinaia di manifestanti. Sembra comunque che, nonostante i disordini delle scorse settimane, la maggior parte della popolazione sia a favore delle misure messe in campo dal governo in questi mesi per contrastare la diffusione del contagio. A livello europeo, il Primo Ministro olandese durante i negoziati per il Next Generation EU, figurava tra i leader dei Paesi cosiddetti “frugali”, e si era inizialmente opposto al piano di rilancio delle economie dell’Unione, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti a fondo perduto. Stando ai sondaggi di opinione, questa presa di posizione era apprezzata dal 61% dell’elettorato. Se però da un lato nel 2017, con l’ascesa del PVV di Geert Wilders, l’appartenenza all’Unione europea era un tema centrale della campagna elettorale, ad oggi la gestione della pandemia e il piano vaccinale, oltre allo scandalo del sistema fiscale olandese, sembra saranno i temi cruciali delle prossime settimane. Bibliografia scientifica: Tax Justice Network, The State of Tax Justice 2020: Tax Justice in the Time on COVID-19, novembre 2020, https://bit.ly/3bEe4Ki |
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