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Il voto del Super Thursday complica il dialogo tra Holyrood e Downing Street su un possibile referendum per l’indipendenza scozzese

14/5/2021

 
Foto
Carlo Comensoli, Elections Hub
 
Il Super Thursday, così è stato ribattezzato dai media l’appuntamento elettorale in Gran Bretagna dello scorso 6 maggio, ha per certi versi soddisfatto le aspettative della leadership conservatrice e del Primo Ministro Boris Johnson. Infatti, nonostante la riconferma a Londra del sindaco uscente Sadiq Khan, il voto nel suo complesso ha palesato il fallimento della linea politica del nuovo Leader laburista, Keir Starmer, alle elezioni per i Local Councils in Inghilterra. La disfatta è stata poi rimarcata anche dalla clamorosa sconfitta alle elezioni suppletive per il seggio di Hartlepool, un collegio tradizionalmente laburista.

Così se da un lato in Galles le elezioni per il Senedd Cynru, il Parlamento locale, hanno riconfermato il leader del Partito laburista gallese, Mark Drakeford, i risultati in Inghilterra segnano un'ulteriore sconfitta per il principale partito all’opposizione. All’indomani delle elezioni e dopo il fallimento di Starmer alla sua prima sfida elettorale come leader, all’interno del Labour si profila un nuovo scontro.
Tuttavia, tra gli appuntamenti della settimana scorsa quello che ha maggiormente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica anche all’estero è stato il voto per il rinnovo del Parlamento scozzese. I risultati in Scozia erano infatti attesi in vista di un possibile nuovo referendum sull’indipendenza da Londra, promosso dalla leader dello Scottish National Party (SNP) Nicola Sturgeon. Le elezioni scozzesi hanno registrato un ottimo risultato  per l’SNP di Sturgeon che ha ottenuto ben 64 seggi sui 129 totali; tuttavia, il principale partito indipendentista non ha ottenuto la maggioranza assoluta per solo un seggio. Questo ovviamente rappresenta un ostacolo per la prospettiva di un voto sull’indipendenza, soprattutto alla luce dei risultati dell’Alba Party di Alex Salmond, ex leader e ora rivale dell’SNP nonché promotore del referendum del 2014, che non ha ottenuto nemmeno un seggio al Parlamento locale di Holyrood.

L’idea di un referendum per l’indipendenza della Scozia non è comunque sfumata del tutto: il fronte indipendentista comprendeva infatti anche il Green Party, che il 6 maggio è riuscito a ottenere otto seggi. Sebbene il focus principale del programma del partito sia la transizione ecologica e la lotta al cambiamento climatico, all’indomani del voto la Leader Lorna Slater ha rivendicato l’incremento di consensi per il partito e ha ribadito che saranno proprio gli Scottish Greens a garantire una maggioranza pro-indipendenza a Holyrood. Ad accomunare le due leader sulla questione è comunque la ricerca di un’intesa con Londra: se da un lato, infatti, l’Alba Party di Salmond insisteva su un referendum da tenersi all’indomani del voto senza dover ottenere a tutti i costi l’approvazione di Downing Street, sia Sturgeon che Slater hanno più volte fatto intendere che sarebbe stato necessario ottenere un atto ad hoc del Parlamento locale grazie a un accordo col Governo centrale, come del resto avvenne sette anni fa.

Il voto in Scozia, quindi, ha nel complesso rappresentato una forte riconferma per la leadership di Nicola Sturgeon, succeduta proprio a Salmond nel 2014 quando l’ex leader dell’SNP si dimise in seguito alla vittoria del No al primo referendum sull’indipendenza. Sturgeon ha comunque guidato il Governo locale e il principale partito del fronte indipendentista negli anni della Brexit: fu infatti proprio la vittoria schiacciante del Remain in Scozia, in netto contrasto col risultato generale, a fare in modo che la First Minister chiedesse un nuovo voto sull’indipendenza già nel 2016. Questo tema ha accompagnato la leadership di Nicola Sturgeon fino alle elezioni di quest’anno e, insieme al consenso dell’elettorato per la gestione della pandemia e della campagna vaccinale, ha contribuito alla riconferma e all’ottimo risultato dell’SNP.  L’uscita dalla pandemia è stato anche l’argomento su cui ha deciso di puntare il Primo Ministro Boris Johnson in una lettera di congratulazioni a Nicola Sturgeon per la riconferma. Il capo di governo e leader del Partito Conservatore (che in Scozia ha ottenuto trentuno seggi riconfermandosi all'opposizione) ha parlato di “spirito di cooperazione e di unità” e di “responsabilità condivise”, aggirando però del tutto la questione del referendum.

Dal canto suo Sturgeon, nel discorso per la vittoria dell’SNP, ha comunque invocato un nuovo referendum, che dovrebbe tenersi necessariamente nei prossimi cinque anni entro la scadenza della legislatura locale che si insedierà ora a Holyrood. Tra le reazioni all’indomani del voto si profilano quindi due narrazioni opposte, ma il prossimo passo dovrà indispensabilmente essere il raggiungimento di un’intesa tra Edimburgo e Londra.

È ancora difficile dire come procederà il dialogo con il Governo centrale: come sottolineato da Lorna Slater, fu David Cameron a concedere lo scorso referendum, visto il chiaro risultato delle elezioni locali che si tennero proprio dieci anni fa. Anche stavolta la maggioranza alle urne sembra confermare l’ipotesi di un nuovo referendum, eppure è difficile dire quale sarà la posizione di Downing Street. Inoltre dato che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea sarebbe il motivo che ha portato gli indipendentisti a chiedere che i cittadini scozzesi  potessero tornare a esprimersi sulla questione, anche la posizione di Bruxelles sull’eventuale riconoscimento dei risultati di un possibile nuovo referendum giocherà un ruolo importante nei prossimi anni.

La questione dell’indipendenza scozzese, quindi, non si è risolta con il voto dello scorso 6 maggio, e molto dipenderà da come si evolverà la situazione interna nei prossimi anni. Intanto, Johnson ha con sé un governo forte che dovrebbe permettergli di rimanere in carica presumibilmente fino alla normale scadenza prevista per il 2024. In Inghilterra, la vittoria dei Tories ai Local Councils segna comunque un successo per la linea tenuta dal Partito al Governo, e questo rafforza la posizione di Londra anche in merito alla possibilità di concedere un nuovo referendum. Molto dipenderà da come e quando Nicola Sturgeon deciderà di affrontare la questione, e da che ruolo giocherà il dialogo con l’Unione europea.

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