A cura di Federica Pesci, Osservatorio sull'Unione europea
Il 22 febbraio 2021 un convoglio del World Food Programme (WFP) è stato attaccato nei pressi di Goma, città a pochi km di distanza dalla Capitale del Nord Kivu e quasi al confine con il Rwanda. Si tratta dell’area del parco nazionale del Virunga, dove è fortemente presente il gruppo di miliziani hutu denominato Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda (FLDR). Durante l’attacco, sono rimasti uccisi l’Ambasciatore italiano, Luca Attanasio, e il Carabiniere, Vittorio Iacovacci, nonché l’autista Mustapha Milambo. Il convoglio era diretto nell’area di Rutshuru, a seguito dell’invito esteso all’Ambasciatore da parte del Vice-direttore del WFP, Rocco Leone, per visionare il nuovo programma alimentare. Si tratta di uno dei tanti e tristi episodi di violenza che devastano questa area del Paese, rendendola teatro di scontri tra i gruppi armati, la polizia locale e i corpi specializzati dell’ONU. A causa di questi episodi, il Congo rappresenta, dopo la Siria, uno dei Paesi dove si registra il maggior numero di sfollati interni al mondo. Il Congo e il ruolo dell’ONU Secondo il rapporto del Kivu Security Tracker[1], il numero dei gruppi armati sarebbe aumentato esponenzialmente dal 2017, concentrandosi in particolare nelle tre principali province del Nord del Congo: Nord Kivu, Sud Kivu, Tanganyka. A partire dal 2000, in queste aree si sono formati i primi gruppi di milizie, come le Allied Democratic Forces (ADF), che hanno cercato di contrastare la presenza dell’esercito congolese sul territorio. I continui e violenti attacchi alla popolazione locale sono stati sferrati per dimostrare la fragilità delle attività dell’ONU nell’assistere la società civile. Da ormai vent’anni, l’ONU è presente sul territorio congolese. Infatti, il Consiglio di Sicurezza ha istituito con la ris. 1279 del 1999 l’operazione MONUC. Quest’ultima è stata, poi, sostituita con la successiva ris. 1925 del 2010 dalla missione MONUSCO, i cui obiettivi sono la protezione dei civili e del personale impiegato nelle operazioni umanitarie e la stabilizzazione e il consolidamento della pace nella RD del Congo. Recentemente, il Consiglio di Sicurezza ha esteso il mandato della missione fino al 20 dicembre 2021, con la ris. 2556 del 2020[2]. Inoltre, si è definita un’exit strategy che prevede il ritiro dei contingenti da Kansai nel 2021 e da Tanganyika nel 2022[3]. L’Unione Europea e la prima missione militare ARTEMIS L’ONU non è il solo attore che agisce sul territorio della RD Congo. Nel corso degli anni, il ruolo dell’Unione Europea è diventato sempre più importante in queste zone. In passato, Bruxelles aveva autorizzato alcune missioni, civili e militari, al fianco di MONUC, divenuta successivamente MONUSCO. Inizialmente, l’Unione Europea aveva assistito le Nazioni Unite con l’avvio di una missione militare denominata ARTEMIS. L’operazione era stata organizzata a seguito dell’adozione della ris.1484 del 2003[4] in seno al Consiglio di Sicurezza e della dichiarazione 2003/423[5] su una Joint Action da parte del Consiglio dell’Unione Europea. L’obiettivo dell’operazione era quello di garantire la stabilità del Paese, in particolare nella regione dell’Ituri. L’art. 9 della decisione 2003/423[6] dispose una stretta la cooperazione tra l’allora Rappresentante Speciale dell’Unione per la regione dei grandi laghi[7] e il capo della missione MONUC. Operativa su richiesta delle Nazioni Unite, ARTEMIS fu tuttavia considerata come la prima missione militare condotta in piena autonomia dall’Unione Europea[8]. Lo scopo dell’operazione era quello di costituire ed impiegare in anticipo una forza multinazionale, per riportare quelle aree sotto il controllo dell’ONU. Indipendente da ogni tipo d’intervento della NATO e con la partecipazione di taluni Stati terzi, l’operazione ARTEMIS cessò ufficialmente di essere operativa a settembre del 2003, passando il testimone a MONUC. Da EUPOL Kinshasa a EUPOL RD Congo In un secondo momento, fu avviata un’altra missione dell’Unione Europea su richiesta delle autorità congolesi, questa volta di carattere civile. Le missioni civili dell’Unione Europea si dividono in quattro categorie: di monitoraggio, di polizia, di frontiera e di stato di diritto. Nella Repubblica Democratica del Congo vennero avviate due operazioni di polizia. La prima, EUPOL Kinshasa[9], ebbe un mandato biennale dal 2005 al 2007. Nel rispetto del mandato istitutivo, si potevano distinguere due importanti obiettivi: quello di creare una nuova unità di polizia, che s’integrasse con le forze nazionali congolesi, e quello più importante di affiancare le autorità nazionali nelle fasi fondamentali della transizione politica[10]. Durante il periodo di fine mandato di EUPOL Kinshasa, è stata successivamente attiva la missione EUPOL RD Congo. Quest’ultima fu avviata, a seguito della ris. 1756 del 2007[11] del Consiglio di Sicurezza che estendeva il mandato dell’allora missione MONUC. Nella risoluzione, si ribadiva l’importanza della presenza di altri attori internazionali, tra cui l’Unione Europea, la quale con decisione del Consiglio dell’Unione Europea[12], organizzò la missione EUPOL RD Congo. I suoi obiettivi erano quelli di sostenere la security sector reform, assistere la polizia congolese e creare un network di collaborazione tra sistema giudiziario e di polizia. L’operazione si concluse nel 2014, dopo essere stata rinnovata due volte e aver raggiunto i principali obiettivi, passando la gestione alle Nazioni Unite. Venne, tuttavia, istituito uno speciale corpo di polizia, a tutela delle donne e dei bambini, che collabora con UNDP e MONUSCO. L’Unione Europea oggi in Congo L’Unione Europea ha assunto recentemente l’impegno, su richiesta del Presidente della Repubblica del Congo Tshimbolo, di assistere il Paese nello svolgimento delle elezioni politiche del 2019[13]. Il ruolo dell’UE è quello di fornire sostegno anche alla società civile, in linea con la roadmap[14] adottata nel 2014. L’Unione Europea ha continuato ad essere attiva sul territorio anche con il sostegno fornito all’operazione MONUSCO, di cui in più di un’occasione ha ribadito l’importanza. Inoltre, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato la decisione[15] per l’estensione delle sanzioni economiche individuali fino al dicembre 2021. Seppur non gestisca più operazioni alla pari di quelle precedenti, la presenza europea è ancora oggi garantita dalle attività della Delegazione Europea nella Repubblica Democratica del Congo e dal sostegno che l’Unione Europea fornisce all’operazione MONUSCO. La tragedia del 22 febbraio dimostra gli evidenti limiti che queste operazioni internazionali dagli obiettivi elevati incontrano nel loro dispiegarsi. In particolare, si può osservare, in questa circostanza, anche un forte deficit del sistema di sicurezza. I corpi specializzati dell’ONU e del WFP avevano etichettato la strada percorsa il 22 febbraio “sicura”, nonostante quella zona fosse, da tempo, considerata una delle più pericolose[16], come emerso anche da interrogazioni di europarlamentari[17] rivolte all’Alto Rappresentante dell’UE, Joseph Borrell. [1] https://kivusecurity.nyc3.digitaloceanspaces.com/reports/39/2021%20KST%20report%20EN.pdf [2]Consiglio di Sicurezza, 18 dicembre 2020, Ris. 2556 del 2020 (link: https://monusco.unmissions.org/sites/default/files/s_res_25562020_e.pdf) [3] Ulteriori informazioni sul mandato dell’operazione MONUSCO https://monusco.unmissions.org/en/mandate [4] Consiglio di Sicurezza, 28 luglio 2003, Ris. 1484 del 2003 (link: http://unscr.com/en/resolutions/doc/1484) [5]Chrisochoidis M., 2003, Joint Action Consiglio dell’Unione Europea 2003/423/PESC (link: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32003E0423&qid=1614529535680&from=EN) [7] Figura già presente, come si può osservare dalla dichiarazione sulla Joint Action adottata dal Consiglio dell’UE 2002/962 https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2002:334:0005:0006:EN:PDF [8] Giordano S, Le relazioni UE-ONU nell’ambito della strategia di sicurezza europea, 2003 (link: https://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/Le_relazioni_UE-ONU_nellambito_d_512europea.pdf) [9] Consiglio dell’Unione Europea, 9 dicembre 2004, Decisione 2004/847/PESC, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32004E0847&qid=1614530293560&from=EN. [10] Nel 2006 si sarebbero tenute le nuove elezioni nazionali, che avrebbero posto la base per l’avvio della missione EUPOL RD Congo. [11] Consiglio di Sicurezza, 15 maggio 2007, Ris n 1756 del 2007 (link: http://unscr.com/en/resolutions/doc/1756) [12] Consiglio dell’Unione Europea, 12 giugno 2007, Joint Action 2007/405/PESC (link: L_2007151IT.01004601.xml (europa http://publications.europa.eu/resource/cellar/cdbe4636-f9f9-46ff-8ae6-c5d361ae9d84.0012.02/DOC_1.eu). [13] Si evince dalle conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea riportate in questo documento https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-14462-2019-INIT/it/pdf. [14] Di seguito, s’indica il link dove è possibile consultare i vari punti della roadmap congo_brazza_roadmap_final_pour_publication_01092014_fr.pdf (europa.eu) [15] Le sanzioni individuali furono adottate già nel 2016, nel corso delle operazioni a tutela del corretto svolgimento delle attività elettorali. Rinnovate nel 2018, sono state estese fino al 12 dicembre 2021 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020D2033&from=EN [16] Human rights report, World Report 2020 – Republic Democratic of Congo, (link https://www.ecoi.net/en/document/2022711.html). [17] Ansa, 22 febbraio 2021, Bruxelles Congo: Cozzolino (S&D), attacco è colpo a presenza europea - La voce degli eurodeputati - ANSA.it |
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