L’uguaglianza di genere in Macedonia del Nord tra interventismo europeo e politiche nazionalistiche26/4/2021
Elisabetta Crevatin, Osservatorio sull'Unione europea
La dichiarazione di Ankara, rilasciata il 20 marzo riguardante il ritiro della Turchia dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (2011), è un segnale di grave retrocessione della parità di genere nel paese, essendo tale trattato una conquista fondamentale del movimento femminista occidentale degli ultimi anni.[1] Tale esempio, inoltre, non è caso isolato in un’Europa che ha visto diversi suoi paesi regredire in merito all’emancipazione femminile, tra cui la Polonia che tra il 2020-21 ha limitato il diritto all’aborto e la Macedonia del Nord che ha agito in modo similare durante il decennio scorso.[2] Dal punto di vista giuridico, questi eventi sono campanelli d’allarme in quanto le leggi inerenti il diritto di interruzione della gravidanza e la protezione delle donne vittime di violenza di genere dovrebbero essere state più che internalizzate dalla popolazione occidentale, e quindi difficilmente messe in discussione dai governi europei. Ritornando sulla questione macedone, il precedente governo guidato dal partito VMRO-DPMNE e indicato dall’Unione Europea come causa del processo di declino democratico e dello “stato di cattura”[3] delle istituzioni pubbliche, ha portato alla politicizzazione dei diritti delle donne e alla decisione dell’ex-presidente Nikola Gruevski di modificare la legge sull’interruzione della gravidanza (2013).[4] Con questa mossa politica, è stato imposto l’obbligo alle donne che vogliono abortire di seguire un processo di counseling in cui la controparte maschile deve essere partecipe.[5] A seguito di una campagna mediatica organizzata dal governo per discreditare i movimenti di promozione dei diritti umani, in molti si sono chiesti come ciò sia potuto avvenire in un paese in cui l’Unione Europea (UE) svolge un ruolo cardine nel promuovere l’uguaglianza di genere conformemente allo schema generale dell’allargamento UE.[6] L’Unione, appunto, è il maggiore finanziatore di programmi volti allo sviluppo della Macedonia e il principale arbitro delle relazioni politiche del paese fin dalla creazione della Costituzione di Ohrid (2001). Bruxelles ha inoltre ulteriormente rafforzato il suo ruolo da quando lo stato balcanico ha ricevuto lo status di paese candidato all’UE (2005).[7] Tramite la sua condizionalità, l’Unione Europea ha incentivato le istituzioni macedoni a dotarsi di leggi che siano in linea con l’UE gender acquis, tra cui la legge anti-discriminazione (2018), la legge per la pari opportunità e i pari diritti delle donne e degli uomini (2015), e quella per le relazioni lavorative (2005).[8] Numerosi piani d’azione sono stati redatti per implementare queste leggi, e il Ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali ha ricevuto l’incarico di monitorare tale processo.[9] Di conseguenza, la Macedonia del Nord è attualmente considerata come uno dei paesi dell’Est Europa con il più avanzato sistema giuridico in materia di parità di genere.[10] Con queste premesse, quindi, la precedentemente citata limitazione del diritto all’aborto, nonché la proposta governativa di cambiare l’indirizzo universitario gender studies in family studies, richiedono una riflessione più accurata sull’impatto che l’Unione Europea sta avendo a lungo termine in tale materia.[11] Per iniziare, i report del 2019 e 2020 della Commissione Europea hanno osservato come le leggi sulla parità di genere in Macedonia sono allo stato embrionale per quanto riguarda la loro implementazione.[12] Gli uffici predisposti a renderle operative mancano dei fondi necessari per monitorare costantemente la situazione sul territorio, e i centri di accoglienza per la protezione contro la violenza sulle donne non sono tempestivi nel soccorrere le vittime e nel coordinarsi con le forze dell’ordine.[13] Le difficoltà economiche però non sono gli unici motivi per cui i diritti di genere rimangono sulla carta, in quanto la cultura patriarcale continua a stigmatizzare i tentativi femministi di emancipazione politica e sociale.[14] A livello mediatico, ad esempio, le donne vengono spesso ritratte nel tradizionale ruolo di madri e mogli, mantenendo quindi una rigida separazione dei ruoli di genere.[15] La condizionalità dell’Unione europea in Macedonia dunque è forte nella fase di creazione delle leggi ma viene meno nella successiva fase applicativa.[16] La seconda fonte di problematiche è stata la disputa tra Grecia e Macedonia riguardante il nome di quest’ultima, in quanto tale crisi diplomatica ha rallentato il processo di allargamento dell’UE e posticipato l’entrata della Macedonia nella NATO.[17] Tale stagnazione ha contribuito al rafforzamento di un clima euroscettico, soprattutto nel periodo del governo di Gruevski, durante il quale il soft power europeo è stato molto debole.[18] Pertanto, le politiche nazionalistiche hanno marginalizzato questioni inerenti ai diritti umani, tra cui l’emancipazione femminile, e limitato la libertà di voto e di espressione dei cittadini macedoni.[19] Per oltrepassare questi ostacoli, l’UE ha investito in progetti mirati alla sensibilizzazione della popolazione e sovvenzionato organizzazioni no-profit in modo da rafforzare la società civile femminista.[20] Numerosi workshops e campagne transnazionali – come l’European Women’s Lobby, il più grande network dell’UE composto da associazioni che promuovono la parità di genere - hanno quindi incentivato diverse categorie sociali ad attivarsi per la causa e a contribuire proattivamente al movimento.[21] A livello diplomatico, l’Unione Europea ha condannato le azioni di Gruevski e appoggiato le proteste pacifiche avvenute nel 2013 e la Rivoluzione Colorata del 2017, che hanno portato alle dimissioni dell’ex-premier e alla costituzione di un nuovo governo.[22] Il partito SDSM ha quindi preso il controllo del governo macedone , anche grazie all’appoggio mediatico europeo, con un’agenda politica che sta dando priorità alla parità di genere, rendendo ad esempio operative le quote rosa nel parlamento e ponendo le donne in posizioni di rilievo sulle liste elettorali.[23] Se quindi il clima politico attuale è più favorevole per l’avanzamento dei diritti di genere, grazie anche alla fondamentale influenza dell’Unione Europea, c’è ancora molto su cui lavorare. La pandemia di Covid-19 ha inasprito i fragili equilibri creatisi tra donne e uomini nel corso degli ultimi anni, portando ad esempio ad un drastico aumento dei femminicidi e delle violenze domestiche probabilmente derivato dalla convivenza forzata durante i vari lockdown.[24] Il concetto di “intersezionalità” promosso dall’UE rimane inoltre inapplicato sia negli organi esecutivi che nella società civile, considerato che le persone che soffrono di discriminazione derivate dal loro genere, orientamento sessuale, etnia e reddito non beneficiano di una protezione adeguata dagli enti preposti a tale scopo.[25] La Macedonia del Nord è quindi un chiaro esempio di quanto un agente estero, in questo caso l’Unione Europea, può condizionare l’avanzamento dei diritti umani in paesi candidati all’adesione.[26] Al tempo stesso, l’emancipazione femminile è un processo lungo e complesso che richiede l’intervento sincrono di molteplici attori governativi e privati, mirato a parificare i rapporti di genere dalla politica, al lavoro, per non dimenticare la salute e l’educazione.[27] In aggiunta, è fondamentale coinvolgere la società civile in questo procedimento, in modo tale che i programmi mirati alla parità di genere non vengano applicati in modo asettico e verticale, ma corrispondano alle esigenze localizzate della popolazione. Senza tutti questi tasselli, altrimenti, è facile che in Macedonia si ripropongano situazioni come quella del 2013, ed è quindi imperativo continuare a impegnarsi per creare una società in cui donne e uomini abbiano – per davvero - pari opportunità e diritti. [1] Christa Schweng. [Online] President Erdoğan's decision to withdraw Turkey from the Istanbul Convention is a sad day for women's rights. European Economic and Social Committee, 2021. https://bit.ly/3sIJvcX [2] Euronews. [Online] EU criticises Poland's abortion ban as it reminds member states to 'respect fundamental rights'. Euronews, 2021. https://bit.ly/32AU9Ii [3] European Commission. The former Yugoslav Republic of Macedonia 2016 Report. Commission Staff Working Document, 2016. https://bit.ly/2QOKN94 [4]Florian Bieber. Patterns of competitive authoritarianism in the Western Balkans. East European Politics, 34(3), 2018. https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/21599165.2018.1490272; Danica Fink-Hafner. The Development of Civil Society in the Countries on the Territory of the Former Yugoslavia since the 1980s. Ljubljana: Založba FDV, 2015. https://bit.ly/3vdw86s [5] Biljana Kotevska and Elena Spasovska. Feminist activism against the restriction of reproductive rights in the Republic of Macedonia: The campaign against the new law on abortion. In Women's Studies International Forum, Pergamon, 77 (102233), 2019. https://bit.ly/2Pc2AXi [6] Ibid. [7] Maria Koinova. Challenging assumptions of the enlargement literature: The impact of the EU on human and minority rights in Macedonia. Europe-Asia Studies, 63(5), 2011. https://bit.ly/3dIYxLO; Lidija Hristova and Aneta Cekik. The Europeanisation of interest groups: EU conditionality and adaptation of interest groups to the EU accession process in the Republic of Macedonia. East European Politics 31.1, 2015. https://bit.ly/3dHJOkb [8] V. Efremova and South East European Law School. Legal perspectives of gender equality in South East Europe. South East European Law School, 2012. ; European Commission, Biljana Kotevska. Country report, Gender Equality: How are EU rules transposed into national law? Republic of North Macedonia. Publications Office of the European Union. Luxembourg: 2019. https://bit.ly/3sLskHI [9] Ibid. [10] Ibid. [11] Ana Miškovska Kajevska. A foe of democracy, gender and sexual equality in Macedonia: The worrisome role of the party VMRO-DPMNE. Politics and Governance, 6(3), 2018. https://bit.ly/3xaQjUa [12] European Commission (2019), Country report; European Commission, Biljana Kotevska. Country report, Gender Equality: How are EU rules transposed into national law? Republic of North Macedonia. Luxembourg: Publications Office of the European Union. Luxembourg: 2020. https://bit.ly/2QiyNgm [13] Ibid. [14] Andrea Spehar. This far, but no further? Benefits and limitations of EU gender equality policy making in the Western Balkans. East European Politics and Societies, 26(2), 2012. https://www.ceeol.com/search/article-detail?id=906385 [15] Biljana Kotevska and Elena Spasovska. Op. cit. [16] Maria Koinova.. Op. cit. [17] Simonida Kacarska. The EU in Macedonia: From inter-ethnic to intra-ethnic political mediator in an accession deadlock. The EU and Member State Building—European Foreign Policy in the Western Balkans, 2015; Alessio Corsato. Il processo di allargamento dell’UE ai Balcani occidentali: i casi di Macedonia del Nord e Montenegro. Centro Studi Internazionali, 2021. https://bit.ly/3tKR1oX [18] Florian Bieber. Patterns of competitive authoritarianism. [19] Tanja Paneva. The Right to Vote in Conditions when the Ruling Party Equals the State. Case Study on Macedonia: Progressive Control, Regressive Democratization. International Journal on Rule of Law, Transitional Justice and Human Rights 7.7, 2016. https://www.ceeol.com/search/article-detail?id=726021 [20] Danica Fink-Hafner. The Development of Civil Society. [21] Andrea Spehar. This far, but no further?. [22]Biljana Vankovska. The Chimera of Colorful Revolution in Macedonia: Collective Action in the European Periphery. Balkanologie. Revue d'études pluridisciplinaires 15.2, 2020. https://journals.openedition.org/balkanologie/2583 [23] European Commission (2020), Country report; Sinisa Jakov Marusic [Online] North Macedonia Ruling Alliance Pushes Gender Equality in Elections. Balkan Insight. Skopje: 2020. https://bit.ly/3v9K9lu [24] Council of Europe [Online] Improving media reporting on gender-based violence with the media regulatory authority and self-regulatory body for media ethics in North Macedonia. Council of Europe, Skopje: 2020. https://bit.ly/3naVDSS [25] European Commission (2020). Country report. [26] Elisabetta Crevatin (supervised by Salvador Santino Regilme). Prisoners of Consociationalism? Between Gender Equality and Ethnic Conflict in Bosnia-Herzegovina and North Macedonia. Leiden University Student Repository. Leiden: 2020. https://bit.ly/3njwB47 [27] Ibid. |
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