a cura di Mattia Sandrin Era il 2 marzo 2020 quando l’Organizzazione mondiale della sanità rilasciò una dichiarazione nella quale veniva annunciato lo stato di emergenza per la pandemia globale di COVID-19. Solo dopo poche settimane le Olimpiadi di Tokyo furono rinviate dal Comitato Olimpico internazionale all’estate del 2021. Dopo più di un anno dall’inizio della pandemia e a pochi giorni dall’avvio dei giochi la situazione sanitaria intorno alla manifestazione sportiva è critica e non preannuncia un facile e sicuro svolgimento della manifestazione. Sono infatti risultati positivi al virus 3 atleti e altri 14 persone legate ai Giochi, dimostrando come la bolla sanitaria, particolarmente stringente, non stia funzionando. Durante il G7 del febbraio 2021 le potenze che ne presero parte si mostrarono in accordo con la decisone presa da parte del governo giapponese di continuare con l’allestimento dei Giochi Olimpici considerandoli “un simbolo di unità globale per vincere il Virus”; le aspettative per un ritorno alla normalità portate da un evento così importante e capace di unire la comunità internazionale erano altissime. L’entusiasmo però ha riscontrato un calo drastico in corrispondenza all’aumento dei contagi in Giappone. Come riportato dai vari sondaggi effettuati circa l’80% dell’opinione pubblica giapponese è a favore della cessazione della manifestazione. Infatti, come confermato dagli organizzatori la possibilità di una ulteriore posticipazione non esiste. Il Giappone e il Comitato Olimpico Internazionale sembrano comprendere dai recenti sviluppi gli effetti collaterali che potrebbero derivare da un evento come questo: è possibile notare come diverse precauzioni saranno messe in atto durante tutta la manifestazione per assicurare sia la salute dei numerosi atleti che parteciperanno sia dei cittadini giapponesi. Queste linee guida comprendono l’obbligo da parte degli atleti di farsi testare tutti i giorni, di non utilizzare mezzi pubblici o mangiare in locali diversi da quelli decisi in precedenza. Tutte queste norme e molte altre sono state pubblicate nel Playbook ufficiale. Tuttavia, in concomitanza con gli sforzi dell’organizzazione per rendere queste Olimpiadi sempre più sicure, sorgono preoccupazioni da una parte sempre più grande di esperti. In un’intervista con la TVNZ l’epidemiologo neozelandese Michael George Baker ha riassunto i dubbi della comunità internazionale e di molti professionisti del settore riguardo la riuscita ed efficacia di queste misure. Infatti, la gravità della pandemia in Giappone e nel resto del mondo, con un particolare focus nei Paesi a basso reddito (come per esempio l’India), si sta a mano a mano intensificando. Ma quali potrebbero essere per il Giappone le conseguenze a livello economico e geopolitico che l’annullamento dei Giochi avrebbe? Il maggior presupposto e speranza da parte del Comitato Olimpico Giapponese e del governo stesso con l’organizzazione dell’evento in questione era quello di far superare la stagnazione economica in cui il Paese era bloccato da ormai più di due decadi portando a livello internazionale una sensazione di ribalta e un ben deciso vento di cambiamento, simile a quello che caratterizzò il Giappone in seguito alle prime Olimpiadi svolte a Tokyo nel 1964. Gli investimenti fatti rispecchiano questo ottimismo classificando quelle di Tokyo come le Olimpiadi più costose di tutti i tempi e registrando, prima ancora di iniziare, una spesa di 15 miliardi di dollari, circa 7 miliardi in più del budget preventivato, che secondo gli esperti sarebbero destinata a salire a 25 miliardi entro la fine della manifestazione. Per questa ragione la cancellazione sotto l’aspetto economico potrebbe essere qualcosa di molto tragico. Rendono ancora più gravosa la spesa per i contribuenti giapponesi, che non vedranno la spesa risanata dai numerosi supporter e turisti provenienti dal resto del mondo, causa le limitazioni imposte dal governo sulla presenza di turisti stranieri in Giappone. Si è calcolato che la perdita dei profitti provenienti dalla vendita dei biglietti ai vari eventi, dall’affluenza turistica nel Paese e delle industrie correlate ad essa potrebbe incidere sull’economia per altri due miliardi sull’economia giapponese. Oltre al terribile deficit del bilancio ad oggi se il governo dovesse decidere di cessare unilateralmente il contratto i fallimenti e le perdite non coperte dalle varie assicurazioni ricadrebbero sul Comitato Organizzativo Nazionale. Non è però solo il governo giapponese che potrebbe perdere moltissimo da un possibile cessazione dell’evento: è infatti il Comitato Olimpico Internazionale, il possessore dei giochi e che trae dalla vendita dai diritti televisivi il 70% del bilancio totale del COI. Cominciamo quindi a comprendere uno dei motivi per il quale le Olimpiadi, anche nella situazione difficile in cui il Mondo si trova, siano desiderate così tanto. La motivazione economica, anche se molto importante non è la sola a ricoprire un ruolo di spessore nella spinta al completamento dei Giochi estivi. Sono i fattori geopolitici che potrebbero ricoprire una funzione quasi più importante: il compimento di un così difficile compito potrebbe portare agli occhi dell’opinione pubblica internazionale un prestigio non sottovalutabile da parte del Giappone e del governo ora in carica. È infatti, fin dall’assegnazione nel 2013, che quest’ultimo sta applicando tramite la promozione dell’evento quello che viene chiamato “un processo di greenwashing dell’immagine nazionale” in parte compromessa a causa del disastro nucleare avvenuto nel 2011 a Fukushima nell’impianto nucleare Dai-ichi. Le Olimpiadi si mostravano come un evento capace di mostrate la resilienza del Giappone nel superare un evento così tragico e sconvolgente. A livello regionale asiatico l’annullamento implicherebbe un’umiliazione ancora più grande con la vicina Cina, avversario storico nel panorama internazionale pronto tra soli nove mesi a ospitare le Olimpiadi Invernali. A livello nazionale il governo guidato dal premier Yoshihide Suga, salito al potere nel settembre 2020, potrebbe andare in contro a un periodo difficile. È infatti vero che fino a questo momento il suo governo non è riuscito a raggiungere molti traguardi positivi, cominciando da decisioni impopolari come quella di riversare nell’Oceano Pacifico l’acqua per il raffreddamento dei reattori della centrale nucleare di Fukushima. Anche nell’amministrazione del piano vaccinale non ha riscontrato traguardi significativi. Potrebbero essere proprio queste Olimpiadi a segnare la fine del suo breve governo.
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