A cura di Angela D’Ambrosio ‘What happens in Africa matters for Europe, and what happens in Europe matters for Africa. Our partnership is an investment in our shared future. It is a partnership of equals in which we support each other, help each other to prosper and make the world a safer, more stable and more sustainable place to live.’. Così il 27 Novembre 2017 Jean-Claude Juncker apriva il Summit tra Unione Africana ed Unione Europea tenutosi ad Abidjan, Costa D’Avorio. Due attori diversi ma fondamentali, l’UE e l’Africa, che cooperano in numerosi settori da lungo tempo. A che punto siamo con la cooperazione tra i due? Cosa possiamo aspettarci dalla futura azione dell’UE nei confronti del continente africano? Le relazioni UE -Africa sono regolate da due quadri di cooperazione, quali l’Accordo di Cotonou e la strategia comune Africa- UE, adottati rispettivamente nel 2000 e nel 2007. Il primo, l’Accordo di Cotonou, è il più ampio accordo esistente tra UE e paesi in via di sviluppo dell’area ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) a cui aderiscono più di cento stati, di cui 48 subsahariani. L’Accordo si propone quale obiettivo generale di eradicare la povertà integrando i paesi ACP nell’economia mondiale; in particolare, si basa su tre pilastri principali: cooperazione allo sviluppo, cooperazione nell’ambito di commercio e scambio e dimensione politica. Tale accordo sarebbe dovuto giungere ad un termine nel febbraio 2020, e il dialogo per stabilire la continuazione della cooperazione UE-ACP è iniziato già nel 2018. Tuttavia, con l’avvento della pandemia globale, membri hanno deciso di rinviare il termine dell’Accordo a Dicembre 2020. Il secondo, la strategia comune Africa- UE, ha come scopo quello di portare la relazione tra Africa ed Unione Europea ad un livello superiore, che guardi oltre le questioni meramente regionali per approdare con un approccio comune su sfide globali quali migrazione, cambiamento climatico, pace e sicurezza; inoltre, durante il quinto Summit UA-UE, il tema centrale è stato “investire nei giovani per un futuro sostenibile”, che definisce le priorità per il futuro della partnership tra Africa ed Unione Europea. Anche in questo caso, il sesto Summit UA-UE è stato rimandato al 2021 a causa della pandemia globale. Ad oggi entrambi i quadri di cooperazione sopracitati sono oggetto di modifiche e riforme, volte a seguire le attuali sfide globali. In particolare, per l’Accordo di Cotonou viene proposta una nuova struttura che combini un accordo generale per la partnership UE-ACP, e tre partnership regionali (UE-Africa, UE- Caraibi, UE- Pacifico), in modo da offrire a singoli attori regionali uno spazio più ampio nel quadro generale della partnership. Oltre a questi due quadri di cooperazione, tre strategie regionali e i dialoghi formali contribuiscono a completare le relazioni Africa-UE. Per poter rispondere ai quesiti posti inizialmente, oltre alle modifiche “tecniche” dei quadri di cooperazione, è di fondamentale importanza prendere in considerazione l’avvento del COVID-19 con la conseguente pandemia globale. Indubbiamente, la crisi globale non ha risparmiato le relazioni UE-Africa, imponendo uno stallo proprio nell’anno in cui sia la Strategia comune UA-UE che l’Accordo di Cotonou sarebbero stati protagonisti di grandi cambiamenti per la cooperazione futura. Ad oggi, probabilmente, molte delle proposte di modifica di entrambi i quadri di cooperazione potrebbero essere ritenuti addirittura obsoleti, visti i cambiamenti radicali che la crisi globale arrecherà e sui quali non è ancora possibile effettuare un’analisi chiara. Certamente, l’avvento del COVID-19 e la crisi da esso scaturita ha messo in risalto quali sono gli ambiti su cui la futura cooperazione, in questo caso specifico tra Africa ed Unione Europea, dovrebbe incentrarsi. Due punti distinti ma pur sempre connessi tra loro sembrano spiccare fra tutti: il supporto da parte dell’UE all’economia africana e l’apertura ad uno stile di vita che sia in ogni aspetto sostenibile, in entrambi i continenti. Per quanto riguarda il primo punto, pur essendo l’Europa, in termini numerici, colpita maggiormente dal COVID-19 rispetto all’Africa, le conseguenze che il continente africano sta affrontando e continuerà a dover affrontare in futuro sono enormi in termini di commercio sia locale che di partecipazione all’economia globale. In questo contesto, restando l’Europa il più grande finanziatore nel continente africano, il piano di aiuti economici potrebbe dover spostare il focus dai grandi investimenti al supporto delle piccole economie locali, per far ripartire in modo equilibrato l’economia africana aiutandola poi a reinserirsi, finalmente, in un contesto globale e non più, stavolta, come semplice recipiente di aiuti. In secondo luogo, nei mesi in cui il mondo quasi intero ha dovuto porre un freno ai suoi frenetici ritmi con l’imposizione dei vari lockdown, il pianeta Terra ha mostrato la sua incredibile capacità di rigenerarsi e rimediare, in alcuni casi, agli errori commessi dall’essere umano inghiottito dalla globalizzazione. L’Unione Europea, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, ha adottato il Green Deal europeo, il cui obiettivo è di essere “il primo continente a impatto climatico zero”. Sarebbe ideale, se non addirittura necessario, che l’UE collaborasse con l’Africa in modo da stimolare, proprio nel contesto di sostegno alle economie locali, lo sviluppo di una produzione ed un’economia sostenibile, seguendo la scia del trend globale che ormai impone, con i cambiamenti climatici e l’impatto delle emissioni sul nostro pianeta, di stipulare e rispettare tutti un “green deal” su scala mondiale. In generale quindi, il futuro delle relazioni UE-Africa sembra dover uscire dagli schemi Nord- Sud e donatore-ricevente, cercando di dare vita ad una partnership molto più in sintonia con il contesto globale, pur dando priorità allo sviluppo locale. Tuttavia, nella prima fase della pandemia, quando questa ha investito l’Italia prima e il resto dei paesi europei poi, l’Unione Europea ha mostrato nuovamente, dopo la crisi migratoria del 2015, mancanza di solidarietà e cooperazione tra gli Stati Membri, pur essendo questi principi fondanti dell’UE. Resta da vedere quindi se l’Europa, ancora travolta dall’attuale crisi, riesca effettivamente a portare avanti una cooperazione efficiente con il continente Africano dopo la fine della pandemia, tenendo in considerazione anche l’ancora tristemente presente problema della mancanza di un sistema di regolazione dei flussi migratori dall’Africa all’Europa.
|
|