A cura di Marco Monaco, Osservatorio sull'Unione europea
Il 2021 potrebbe rappresentare un importante punto di svolta per l’Unione Europea (UE) in tema di sicurezza e difesa. Il 16 giugno 2020, il Consiglio Affari Esteri ha tenuto una videoconferenza in merito all’elaborazione di un nuovo documento, denominato Strategic Compass e mirato al rafforzamento di una cultura di sicurezza e difesa comune a livello europeo. [1] Al contrario dell’ormai consolidato percorso di integrazione economica, negli ultimi trent’anni gli sforzi europei verso l’acquisizione di un ruolo autonomo come attore di sicurezza e politica estera sono stati ripetutamente ostacolati dall’ingerenza degli stati membri, intenzionati a mantenere alcune fondamentali prerogative caratteristiche della propria sovranità, particolarmente in tema di difesa ed uso della forza. Non è un caso, a tal proposito, che la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), responsabile dell’implementazione delle operazioni militari e missioni civili dell’UE, sia di fatto nelle mani degli stati membri, piuttosto che delle istituzioni sovranazionali dell’UE. Ciò in quanto gli stati europei detengono un sostanziale potere di veto grazie al sistema di voto all’unanimità nei processi di decision-making di tale settore.[2] In altre parole, l’ambito della sicurezza e della politica estera dell’Unione Europea non ha mai pienamente superato la fase di intergovernamentalismo. Nel 2016, l’elaborazione della ‘Global Strategy for the European Union’s Foreign And Security Policy’ ha permesso all’Unione di compiere, almeno al livello dichiaratorio, un importante passo in avanti verso la desiderata autonomia strategica. Il documento della Global Strategy, presentato con l’idea di elaborare una ‘visione condivisa per un’azione comune’, ha di fatto donato un fondamentale orientamento concettuale alla politica estera e di sicurezza dell’Unione. [3] Entrando nella ristretta cerchia dei documenti che compongono il cosiddetto ‘discorso securitario europeo’, la Global Strategy definisce il contesto internazionale contemporaneo come motivo di crisi per l’Unione, in cui “lo scopo e persino l’esistenza della nostra Unione sono messi in discussione”. [4] Per tale motivo, il documento focalizza la propria attenzione sulle minacce e le priorità dell’UE in termini di azione esterna e politica di sicurezza, ponendo cinque priorità fondamentali: la sicurezza dell’UE, la resilienza statale e sociale nelle periferie meridionali ed orientali, il raggiungimento di un approccio integrato verso i conflitti e le crisi, lo sviluppo di cooperazione e governance a livello regionale, ed infine, ma non per importanza, lo sviluppo di una governance globale. [5] È questo il contesto in cui il sopracitato Strategic Compass prende vita. Rispondendo alla richiesta della Global Strategy di incrementare il livello di ambizione, la credibilità e le capacità di risposta dell’Unione Europea, la nuova ‘bussola strategica’ mira a tradurre le priorità dichiarate nel 2016 in capacità pragmatiche. Sebbene il focus principale dello Strategic Compass dovrebbe riguardare l’ambito militare, l’evoluzione del concetto stesso di sicurezza ed il progressivo emergere di minacce ibride porterà con tutta probabilità all’inclusione di numerosi elementi non strettamente legati all’uso della forza. A simboleggiare il significativo passo in avanti verso una reale integrazione e concretizzazione delle capacità che lo Strategic Compass spera di apportare alla sicurezza e difesa europee, la prima fase dell’elaborazione del documento ha già coinvolto un’importante novità rispetto al passato. L’Unione ha infatti effettuato per la prima volta un’analisi delle minacce completa ed approfondita tramite un lavoro congiunto del EU Intelligence Centre e del EU Military Staff Intelligence. La mancanza di un’analisi di questo genere in ambito sovranazionale aveva fino ad oggi seriamente ostacolato la capacità di stabilire quale fosse la portata delle minacce più incombenti e quali misure fossero necessarie per affrontarle. [6] L’analisi, presentata ai governi degli Stati Membri, costituisce ad oggi un documento classificato, di cui non è possibile conoscere il contenuto nel dettaglio. Tuttavia, ciò che il Servizio Europeo per l’Azione Esterna ha dichiarato è che sono state dovutamente analizzate ed identificate le minacce di carattere globale (tra cui la crescita della rivalità economica tra grandi potenze e il cambiamento climatico), regionale (principalmente relative ad instabilità e conflitti) e di carattere ibrido (cyber-threats, disinformazione, terrorismo) che metteranno negli anni a venire a dura prova la sicurezza dell’Unione e dei suoi membri. [7] Alla luce di ciò, sono state definite quattro macroaree fondamentali, o baskets, in cui lo Strategic Compass dovrebbe intervenire per consolidare e rafforzare le capacità dell’UE: le missioni di crisis management, la resilienza, lo sviluppo capacitivo ed i partenariati. I passi successivi verso l’elaborazione del documento vedranno il 2021 come teatro di un potenziale passo in avanti determinante per la sicurezza e la difesa europee. Innanzitutto, nella prima metà dell’anno verrà intavolato un dialogo con gli stati membri in merito al documento, definendo quali saranno gli specifici obiettivi dell’UE all’interno delle macroaree e quali misure andranno prese in considerazione ed implementate per far fronte alle numerose minacce identificate dall’analisi dei servizi di intelligence europei. La discussione era già prevista per il Consiglio Affari Esteri del 22 febbraio 2021, ma è stata posticipata alla prossima seduta del Consiglio, che si terrà il prossimo 22 marzo. [8] Nel corso della seconda metà di quest’anno, una volta conclusa la discussione con gli stati membri dell’Unione, si procederà alla formulazione pratica dello Strategic Compass, con la prospettiva che esso venga adottato ed implementato nei primi mesi del 2022. La domanda che sorge spontanea è, dunque, se il documento riuscirà o meno nel suo intento di colmare molte delle lacune operative (e spesso divisioni ideologico-strategiche) che hanno affossato fino ad oggi un consolidato approccio sovranazionale in ambito di sicurezza e difesa. Ciò implicherebbe porre gli stati membri in una prospettiva tale da dare alle priorità e alle minacce della sicurezza europea un peso eguale, se non maggiore, di quelle nazionali. Certo è che, anche solo per rappresentare un valido tentativo in tal senso, lo Strategic Compass andrà concepito ed implementato in piena sinergia non solo con le altre strutture ed iniziative di sicurezza ed azione estera dell’UE già in vigore, ma anche e soprattutto con il più ampio contesto di interazione strategica europea, la quale non può ignorare il supporto, le attività e le priorità di altri attori che contribuiscono alla sicurezza dell’Unione, primo fra tutti la NATO. [9] In un contesto internazionale in rapido mutamento, in cui una crescente proliferazione delle minacce mette in discussione ogni aspetto della sicurezza (sia essa dei cittadini, dei territori o della stabilità dei regimi nazionali e sovranazionali), l’Unione necessita di nuove e rafforzate capacità per preparare, prevenire e proteggere i propri membri rispetto alle minacce incombenti. Se il processo di elaborazione dello Strategic Compass sarà in grado di consolidare una cultura di sicurezza e difesa comune a livello europeo e portare ad una convergenza concreta, oltre che dichiarata, delle priorità degli stati membri in tema di sicurezza, questo documento potrà davvero essere definito una nuova ‘bussola’ per la sicurezza in Europa.
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